Diabolik, i fratelli Manetti omaggiano il grande fumetto italiano. Luca Marinelli è il "re del terrore", Miriam Leone è Eva Kant

Diabolik, i fratelli Manetti omaggiano il grande fumetto italiano. Luca Marinelli è il "re del terrore", Miriam Leone è Eva Kant
di Paolo Travisi
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Lunedì 13 Dicembre 2021, 17:43 - Ultimo aggiornamento: 17:45

Il capolavoro fumettistico delle sorelle Anna e Luciana Giussani, Diabolik, capostipite del fumetto noir italiano diventa un film, diretto dai fratelli Manetti. Già pronto nell'estate del 2020, per motivi che ormai tutti conosciamo, è stato rinviato di oltre un anno ed ora è pronto per la sala (in 500 copie) dal 16 dicembre.

Nella parte del "Re del terrore", il ladro dall'animo assolutamente criminale, senza alcuna indulgenza per il prossimo, appassionato solo di gioielli ed ammaliato dalla bellezza delle donne, i due registi hanno scelto Luca Marinelli, mentre nella parte del suo alter ego femminile, Eva Kant, troviamo Miriam Leone; infine l'Ispettore Ginko, l'unico uomo in grado di scalfire l'imperturbabilità di Diabolik, per cui è stato scelto Valerio Mastandrea. Un trio di attori in una prova non semplice, quella di interpretare dei personaggi iconici, nell'immaginario collettivo da ben 50 anni, da quando cioè nel 1962 Diabolik fece il suo debutto in edicola. E da allora non ha più smesso di attirare nuovi appassionati, anche grazie all'eredità raccolta da Mario Gomboli, alla guida della casa editrice del re del terrore.

Nel film viene raccontato l'incontro tra Diabolik ed Eva Kant, come fecero le due fumettiste nel numero 3 dell'albo, L'arresto di Diabolik, dunque i Manetti Bros vanno alle origini della loro storia d'amore, che rende il ladro ancora più invincibile ed imprendibile, con un alleato al suo fianco.

La storia è ambientata in quell'immaginaria Clerville, proprio negli anni Sessanta, che i registi sintetizzano in tre città diverse Trieste, Milano e Bologna, dove sono ambientati gli inseguimenti, rigorosamente sulla Jaguar nera. Diabolik, dopo una trasposizione cinematografica prodotta da Dino De Laurentiis che non ebbe successo e non piacque alle sue autrici, ha dovuto attendere 50 anni per tornare sullo schermo, per mano dei Manetti Bros, grandi estimatori del fumetto.

"Un regista non è che debba fare la carriera di se stesso, non dovevamo sorprendere per forza, noi Diabolik lo amavamo così e così volevamo farlo come un film classico, ma in cui non c'è la nostalgia di chi ha vissuto gli anni sessanta da bambino, che sicuramente c’è stata. Abbiamo scelto di mettere in scena la cattiveria di Diabolik in maniera non grafica, per questo non c’è esplosione della violenza. Sulle maschere c'è stato il lavoro di Sergio Stivaletti che ha fatto i calchi di tutte le maschere dei personaggi" ha detto Marco Manetti presentando il film in conferenza stampa.

 

"Diabolik è un uomo misterioso, pur volendo scoprire le sue origine si arriva fino ad un certo punto", considera il sempre ottimo Luca Marinelli che a proposito del fumetto dice: "Diabolik lo conosciamo tutti, ho raccolto tutte le informazioni possibili per creare una mia idea, ho fatto il provino, i registi avevano una loro idea, io la mia, ed insieme abbiamo creato il personaggio".

"Noi abbiamo cercato di essere fedeli al fumetto n.3, ed abbiamo scoperto, lavorandoci, che di fatto la fedeltà non esiste; è stato un lavoro oggettivo divenuto soggettivo, perché frutto della nostra interpretazione, anche se a volte abbiamo copiato alcuni fotogrammi del fumetto. Erano anni che sognavamo di fare Diabolik, pensavamo di non essere adeguati perché eravamo troppo piccoli, così abbiamo scritto due paginette come proposta per Mario Gomboli, che mi disse sono 30 anni che aspetto questo testo e per noi è stato un momento indimenticabile" confessa ancora Marco Manetti, che è riuscito ad avere l'approvazione dell'erede delle Giussani.

Molto incuriosita dal suo personaggio, Miriam Leone, che per vestire i panni di Eva Kant ha cercato ispirazione proprio nel progressimo delle sorelle Giussani. "Hanno saputo creare questa donna che non è al servizio degli uomini, è un pianeta, non un satellite di un uomo. Ho letto molto delle loro vite, le sorelle sono state sul set con me, mi hanno accompagnato nella costruzione di Eva, una donna che non ha paura della sua femmilità. Il cinema degli anni Sessanta mi ha dato tanto, penso alle donne bionde di Hitchcock, alla femminilità forte di quella epoca che non aveva nulla da dimostrare". 

Per Valerio Mastandrea, nel film l'Ispettore Ginko, è stato un ritorno alla fanciullezza. "Ho conservato l’immagine di Ginko che avevo da bambino, nella mia carriera ho avuto poco a che fare con personaggi iconici, quindi mi sono inventato il personaggio, se da piccolo tifavo Diabolik, oggi ho un’idea diversa, perché in fondo i due personaggi si assomigliano".

Una menzione sulle musiche di Diabolik, composte da Pivio e Aldo De Scalzi, con l'aggiunta di due canzoni originali di Manuel Agnelli. 

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