Elon Musk, quando un folle può cambiare la storia

Elon Musk, quando un folle può cambiare la storia
di Francesco Malfetano
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Lunedì 8 Giugno 2020, 09:05

«Se qualcosa in ciò che fai non va storto, vuol dire che non stai innovando a abbastanza». Alla fine di maggio, dopo 10 anni, una navicella spaziale statunitense era pronta per tornare a orbitare attorno alla Terra. Il meteo non favorevole ha però costretto i tecnici della Nasa a disattivare i razzi di propulsione e, sotto gli occhi di mezzo mondo, rimandare tutto di qualche giorno. Vale a dire a sabato 30, quando dalla base di Cape Canaveral, in Florida, negli Stati Uniti, non solo un equipaggio a stelle e strisce è partito davvero verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) ma soprattutto un privato cittadino ha aiutato uno Stato a rilanciarsi nella corsa allo Spazio. A prendersi la scena, ancora una volta, è stato Elon Musk. Visionario imprenditore 48enne da 24,4 miliardi di dollari. Fondatore di SpaceX, Tesla, Hyperloop, Neuralink e decine di altre aziende d'avanguardia. Figura quasi mitologica dell'economia digitale. Un uomo capace, nelle stesse ore, di far indossare agli astronauti Usa una tuta spaziale hollywoodiana mentre, su un altro tavolo, sfidava il governo della California. Su suo ordine gli stabilimenti che producono le auto elettriche Tesla hanno infatti riaperto i battenti prima delle indicazioni delle autorità sanitarie. Il fisico originario di Pretoria, figlio di Errol ingegnere elettromeccanico sudafricano e di mamma Maye Haldeman, dietologa e modella canadese, ha rischiato l'arresto ed è stato travolto dagli insulti sul web. In pratica Musk è eroe ed antieroe. Fa e disfa. Si prende la scena come uomo eccentrico fino al ridicolo quando con una sfera sfonda il vetro, che doveva essere infrangibile, del fantascientifico pickup Cybertruck di Tesla ma poi cambia marcia e torna al comando dell'innovazione mondiale e non solo.

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L'ANEDDOTO
Musk è l'ultimo prototipo di imprenditore audace, capace di scommettere su qualcosa e portarla in fondo. Era l'estate del 2001 quando attorno alla piscina dell'Hard Rock Hotel di Las Vegas si stava tenendo una festa enorme. PayPal, il colosso dei pagamenti digitali e primo grande affare dell'imprenditore, era a un passo dall'essere quotata in borsa raggiungendo il valore di 160 milioni di dollari. Un evento da festeggiare in grande stile: alcol a fiumi, donne e musica caraibica. Eppure c'era un uomo insoddisfatto, come ricorderà Kevin Hartz, uno dei componenti della squadra di PayPal: «Elon se ne stava lì, sul bordo della piscina, a leggere un oscuro manuale missilistico sovietico tutto ammuffito». Dopo sei mesi, in Russia, Musk provò ad acquistare senza successo una navicella Soyuz.
LE CADUTE
Dopo un anno, nel 2002, da neomiliardario ha fondato SpaceX e dichiarato di voler costruire le proprie astronavi con il sogno di portare nello spazio i privati e poi, tra le risate generali, di rendere Marte abitabile. Diciannove anni dopo sono le immagini di Cape Canaveral a parlare per lui, proprio mentre il resto del mondo resta in attesa della prossima caduta. D'altronde Musk è così. Da un lato lancia moniti su Twitter in stile Donald Trump e solleva dubbi sul coronavirus, dall'altro tira fuori dal cilindro Hyperloop, i treni a levitazione magnetica considerati il futuro dei trasporti.

Nel giro di una settimana viene accusato di molestie e inizia a vendere lanciafiamme.

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Prima si fa beccare dalla Nasa, partner nell'operazione spaziale, mentre fuma dell'erba e poi va ad un festival musicale e immagina con SolarCity, il fornitore di energia elettrica che ha acquistato nel 2016, un complesso residenziale fatto di soli pannelli solari. Ha una crisi isterica che lo fa finire in lacrime davanti alle telecamere e poi ripensa il futuro di ogni essere umano creando Neuralink, la società che sta sviluppando interfacce neurali impiantabili negli uomini per permettere ai computer di interagire con il nostro cervello.  Il 48enne non ha sotto i piedi il pavimento lastricato d'oro sul quale hanno camminato e camminano nell'immaginario di tutti i visionari del nostro tempo. Non è Steve Jobs con il suo maglione a collo alto e il garage nella Silicon Valley. Non è Bill Gates con il sorriso timido e l'ambizione da filantropo. Non è Jeff Bezos con la sua voracità imprenditoriale e una struttura societaria che è una macchina da guerra. Musk, più che un mito, è un uomo che, a costo di restare impigliato nella portata delle sue imprese, cerca sempre di fare la storia.
 

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