Olindo e Rosa, la nuova pista della strage di Erba legata allo spaccio. Dalla prova del sangue alle confessioni: cosa non torna

Mercoledì 10 Gennaio 2024, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 15:06

IL TESTIMONE OCULARE

Nel processo che ora si vuole mettere in discussione Frigerio (poi deceduto nel 2014) disse che era stato Olindo a uccidere sua moglie. Tuttavia interrogato dai carabinieri dal letto di ospedale, con modalità giudicate non “rituali”, non puntò subito il dito contro il suo vicino di casa; anzi, descrisse il killer come un uomo dalla carnagione olivastra, con tanti capelli neri, occhi neri e una mascella grossa. Un identikit lontano dalle caratteristiche somatiche di Romano. Secondo un pool di neurologi e neuropsichiatri interpellato dai difensori della coppia, è scientificamente impossibile che un ricordo cambi in maniera tanto radicale, passando da un volto sconosciuto a uno familiare.

«Il peggioramento della condizione psichica e i deficit cognitivi manifestati da Mario Frigerio nel corso della degenza ospedaliera, le errate tecniche di intervista investigativa dense di numerosissime suggestioni su di lui attuate e la palese violazione di precise e note leggi scientifiche in materia di memoria e di riconoscimento di volti dimostrano in modo incontrovertibile - scrive il sostituto pg nella sua istanza - che la memoria riguardante Olindo Romano quale suo aggressore è una falsa memoria e che Frigerio era soggetto inidoneo a rendere valida testimonianza».

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