Da Indesit a IGuzzini: 20 anni di (s)vendite. Lo shopping nelle Marche dei gruppi che vengono da fuori

Domenica 24 Marzo 2024, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 09:10

Le diverse lezioni

I casi più noti sono forse quelli della fabrianese Indesit Company Spa di Andrea Merloni, finita nell’orbita della statunitense Whirlpool nel 2014, o della IGuzzini Illuminazione, ceduta dal patron Adolfo Guzzini nel 2019 agli svedesi della Fagerhult AB. Ma l’elenco è molto più lungo e contempla diverse imprese dell’abbigliamento: come l’osimana Paima Srl, che dal 2021 è controllata da Chanel. «In alcuni casi, l’interesse di chi viene da fuori è puramente produttivo - l’analisi del prof Donato Iacobucci, docente di Economia applicata dell’Università Politecnica delle Marche - cercano la nostra capacità produttiva, come ad esempio nelle acquisizioni nel comparto del calzaturiero». La prospettiva del fashion spinto di Louis Vuitton a Civitanova, a nord della zona industriale: una mossa sulla scacchiera per cogliere tutti i vantaggi della manodopera locale. Sotto l’ombrello del marchio del lusso Lvmh di Bernard Arnault, l’azienda francese riprende l’operazione-Fendi, che a Fermo è già una realtà. O quella della Hugo Boss di Morrovalle, dove la casa di moda tedesca, con sede a Metzingen, crea calzature. Si tratta di assorbire il know how di un piccolo fornitore di zona. «In altri casi - sposta lo zoom Iacobucci - c’è invece un discorso di controllo dei marchi. Come è stato per la IGuzzini: il gruppo svedese ha fatto una serie di acquisizioni per crearsi l’attuale condizione di leadership nel settore a livello europeo». Questioni di mercato, inglobando la concorrenza.

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