Anche i ricercatori si divertono.
La prestigiosa rivista scientifica, British Medical Journal, per la fine dell’anno, ha deciso di pubblicare uno studio dell’Università del Queensland, in Australia, che, nella sua “stranezza” manda un messaggio importante sulla longevità. Protagonisti sono Hulk, Black Panther, Iron Man, Black Widow e Spiderman. I supereroi immaginati dai geriatri in versione anziani. Il gruppo di studio del Dipartimento di Medicina geriatrica dell’ateneo australiano si è, infatti, domandato: come saranno i personaggi della Marvel intorno ai 70-80 anni tenendo conto del loro stato di salute e delle loro abitudini da giovani? Un esercizio solo apparentemente inutile dal momento che il fine è stato quello di dimostrare che se si vuol stare bene in là con gli anni ci si deve pensare fin da ragazzi. Sono stati analizzati 24 film, poi le ipotesi diagnostiche. Iron Man ottantenne potrà avere vantaggi veri dalla vita agiata che ha condotto (anche per l’assistenza medica) e dalla sua intelligenza che lo preserva dalla demenza. Ma dovrà stare attento all’esposizione continua alle radiazioni durante le imprese. Black Panter, come vegetariano, potrebbe riuscire a non avere problemi di peso. Hulk è visto come un potenziale paziente cardiopatico sovrappeso prossimo venturo vista la sua potente irascibilità. Black Widow ha avuto un’infanzia traumatica e potrebbe essere colpita da patologie sia fisiche che mentali. Mentre Spiderman, avvantaggiato dall’avere avuto una vita fisicamente molto attiva, avrà una forte muscolatura. Dovrà, però, combattere con un’insonnia cronica. Visto che le sue avventure avvengono sempre di notte. L’insonnia porta con sé, oltre all’obesità, anche la confusione mentale. E noi che non siamo supereroi? «Ogni persona, indipendentemente da incidenti o danni genetici, ha la possibilità di decidere e influenzare la vita che sarà» commenta Francesco Landi, presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia e direttore dell’Unità di Medicina interna geriatrica Fondazione Gemelli a Roma. «I geni impattano sulla longevità in una percentuale non superiore al 20-25%. Quello che più decide sull’invecchiamento è lo stile di vita. La longevità non è un dono di natura, ma si conquista passo dopo passo».