Wellness, l'ultima tendenza dalla Silicon Valley: biohacking, riprogrammare mente e corpo per vivere meglio

Fabio Piccini, ricercatore dell'Università Politecnica delle Marche: risvegliando geni dormienti si rinforzano risorse dell'organismo

Wellness, l'ultima tendenza dalla Silicon Valley: biohacking, riprogrammare mente e corpo per vivere meglio
di Maria Lombardi
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Giovedì 15 Giugno 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 09:06

Si chiama “biohacking” e arriva dalla Silicon Valley.

Una parola relativamente nuova che nasce dall’unione di “biology” e “hacker” e sta a indicare il tentativo di influenzare positivamente il funzionamento dell’organismo, hackerando, cioè provando a “forzare”, il proprio patrimonio genetico. Una strategia per vivere meglio e più a lungo lanciata anni fa dai top manager californiani e che poi si è diffusa in tutto il mondo. Come realizzare un upgrade del “sistema operativo” del corpo umano? Nessuna manipolazione, qui si parla piuttosto di “riprogrammazione” e nuovi stili di vita. «Il nostro patrimonio genetico ha enormi potenzialità inespresse e che possono essere attivate», spiega Fabio Piccini, medico e psicoanalista, ricercatore di Scienze dell’Alimentazione dell’università Politecnica delle Marche, autore del libro “Tecniche di Biohacking: come ottimizzare il metabolismo per incrementare salute e longevità”. «Il biohacking punta ad attivare modifiche epigenetiche risvegliando i geni dormienti per potenziare le risorse del corpo». Mentre la genetica studia la struttura del DNA, l’epigenetica il modo in cui i geni si esprimono, ovvero quanto siano accesi o spenti. «Parliamo di un insieme di strategie che punta a rafforzare l’organismo dal punto di vista fisico e mentale innanzitutto attraverso l’alimentazione, la qualità del sonno, l’attività fisica, la stimolazione cognitiva». Uno dei pilastri del biohacking è il digiuno intermittente, aggiunge Piccini, che prevede di concentrare l’alimentazione in un preciso arco temporale della giornata (da seguire sempre sotto controllo medico). «Ma è altrettanto importante curare il sonno, sappiamo benissimo che il debito di sonno accelera l’invecchiamento e che il 30-40 per cento delle persone dormono troppo poco. Così come è fondamentale controllare l’idratazione.

Anche l’allenamento fisico deve essere intermittente, prevedendo dei periodi di recupero per consentire agli strati muscolari di ricostruirsi. E poi, bisogna continuare a imparare qualcosa a qualsiasi età, altro pilastro del biohacking: studiare musica o una lingua nuova, ad esempio, per contrastare la degenerazione cognitiva».

LA QUALITÀ DELLA VITA

Sandra Milo è tra le sostenitrici di questa strategia di benessere e longevità. «Sono fortunata, a 90 anni sono in piena salute e ho ancora tanta voglia di godermi la vita. Non so se sia una questione di genetica, né credo esista una “formula magica” della longevità, ma di sicuro ho sempre fatto attenzione a condurre una vita sana. Non c’è niente di più bello che arrivare alla terza età con il sorriso e in piena autonomia», dice l’attrice che ha tenuto a battesimo il primo Biohacking Suite a Roma. «La nostra mission non è tanto quella di allungare la vita ma migliorarne la qualità abbassando il tasso di morbilità», spiega il dottor Claudio Urbani, specialista in medicina rigenerativa, neuroscienze e terapia dello stress, responsabile del centro di longevity Umb. «Il biohacking mira a modificare le risposte funzionali sopite dal mancato utilizzo, dalla funzionalità muscolare o cardiovascolare alla flessibilità. Si tratta di riprendere possesso del corpo e dell’asse mente-corpo, cominciando dalla gestione dello stress». La diagnosi sul proprio stato di “invecchiamento” prevede una serie di test. «La misurazione dello stress ossidativo che misura la quantità dei radicali liberi e indica eventuali stati infiammatori, la pletismografia per valutare la funzionalità del microcircolo delle gambe, l’impedenziometria per studiare la composizione corporea, la massa grassa e magra, lo stato nutrizionale e il livello di idratazione. E solo dopo il check si fa un programma su misura per ogni persona. Tra le terapie suggerite, c’è anche quella del freddp che stimola il metabolismo e riduce le infiammazioni».

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