Parkinson, la malattia non ferma la passione: da Ventimiglia a Barcellona in bicicletta

Congresso mondiale in Spagna

Parkinson, la malattia non ferma la passione: da Ventimiglia a Barcellona in bicicletta
di Maria Rita Montebelli
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Giovedì 13 Luglio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:50

Col Parkinson si può. È il messaggio veicolato su due ruote dal “Tour de Parkinson – Bike to Barcelona” che ha portato una cinquantina di persone con Parkinson o loro caregiver a convergere su Barcellona, sede del Congresso Mondiale sul Parkinson (4-7 luglio), partendo da Brighton (Gran Bretagna), Valencia (Spagna) e Ventimiglia.

«L’iniziativa di questi ciclisti, molti dei quali con Parkinson, che hanno percorso da 600 a 1800 chilometri per raggiungere Barcellona – afferma Elizabeth “Eli” Pollard, direttore esecutivo della Coalizione Mondiale del Parkinson - auspicabilmente cambierà l’opinione della gente su questa malattia e aiuterà molti a capire che il Parkinson può essere gestito, senza che debba per forza impedire ai pazienti di vivere bene e di continuare a lottare». Il team dei “Parkinsonauti” partito da Ventimiglia, alla guida di Marco Ramelli, comprendeva 14 persone. «È un viaggio che vale una vita – commenta Stefano Ghidotti, presidente dell’Associazione Parkinson & Sport, triatleta e affetto da Parkinson dall’età di 55 anni – carico di speranza, alla ricerca dei propri limiti, per abbattere non solo i confini geografici, ma soprattutto quelli che la malattia vorrebbe imporci».

LA CRESCITA

Centinaia di miglia in bici insomma per accendere i riflettori su questa malattia neurodegenerativa in rapida crescita (nel mondo ne sono affette 10 milioni di persone e in Italia circa 250 mila, alle quali se ne aggiungono altre 6 mila ogni anno), per la quale non c’è ancora una cura definitiva, ma tante possibilità di trattamento per rallentarne la progressione. Tra queste appunto, i programmi di esercizio fisico, i benefici dei quali nel Parkinson, sono sempre più evidenti, non solo sul benessere psicologico, ma anche nel rallentare la progressione della malattia. Il movimento rappresenta infatti un vero pilastro del trattamento delle persone con Parkinson. E di recente, la Parkinson’s Foundation americana ha pubblicato, in collaborazione con le principali università americane, delle linee guida sull’esercizio fisico indirizzate ai professionisti della salute per guidarli alla costruzione di programmi personalizzati, volti a migliorare flessibilità, forza, resistenza. La terapia fisica, occupazionale e la logopedia sono strumenti eccezionali che aiutano a migliorare l’andatura, esercitare i movimenti fini delle mani e superare le barriere linguistiche e di comunicazione che possono fare la loro comparsa nel corso della malattia. E anche la danza può fare la sua parte nel migliorare la qualità di vita dei pazienti. Una delle prime iniziative è stata “Dance for PD”, un’idea nata nel 2001 all’interno del Mark Morris Dance Group, che si è trasformata negli anni in una iniziativa internazionale pluri-premiata, sostenuta da rigorose ricerche scientifiche. Il programma offre delle classi di danza per le persone con Parkinson, sia in sede (sono a New York) che online, in oltre 28 Paesi. In Italia, c’è Dance Well, un programma nato a Bassano del Grappa nel 2013 e in seguito diffusosi in diverse città (Milano, Torino, Roma, Verona, Bergamo, Firenze).

Inizialmente dedicate alle persone con Parkinson, le classi (che si tengono in genere in musei, parchi, palazzi e giardini) sono state successivamente aperte a chiunque voglia partecipare, per garantire una maggior inclusione e socializzazione ai pazienti (info sulla pagina Facebook di Dance Well e su ParkinZone Onlus).

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