Vita di Lunerti l'acchiappa-vespe: 25 punture in un giorno, ma il pericolo mortale è un altro

Andrea Lunerti l'acchiappa-vespe
di Pietro Piovani
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Lunedì 2 Ottobre 2023, 00:36 - Ultimo aggiornamento: 09:16

L'altro giorno Andrea Lunerti è tornato a casa con 25 punture di vespa sul corpo. È l'inevitabile prezzo da pagare - dice - per chi fa il suo lavoro. Ma quale lavoro? «Sono esperto di sicurezza tra l'uomo e l'animale» risponde. «Intervengo tutte le volte che esseri umani e specie animali entrano in conflitto. In trenta anni ho acquisito dimestichezza con 400 specie diverse. Mi chiamano se c'è un cinghiale o un serpente nel cortile di una casa. O per un cervo rimasto chiuso nel parcheggio degli scuolabus, come è successo di recente a Palestrina. Sui set cinematografici mi sono occupato di tutti gli animali, anche di ragni giganti». Ma le chiamate più frequenti sono quelle per vespe, api, calabroni, che poi è l'attività per cui Andrea ha acquistato notorietà nazionale. «Ricevo almeno cinquanta telefonate al giorno, la maggior parte da Napoli, molte anche dal Nord, ma io non mi muovo da Roma perché ho anche un'azienda agricola da portare avanti». È stato lui il primo a lanciare l'allarme vespa orientalis nella Capitale, cui è seguita una contesa accademica sulla natura autoctona o alloctona della specie (detta in modo comprensibile: a Roma l'orientalis esisteva già o è arrivata solo oggi?) che Lunerti liquida così: «A chi ha un nido nell'intercapedine di casa o nella persiana, gliene importa poco». Sui social Lunerti mostra le immagini dei nidi prima di rimuoverli, descrive il comportamento delle vespe, e spiega che il vero pericolo per lui non sono le punture. «Certo fanno male, la sera mi viene la febbre a 38, ma il giorno dopo passa tutto.

Il rischio vero è il caldo: una tuta troppo pesante ti fa andare in ipertermia e se svieni è finita, dopo un quarto d'ora sei morto. Meglio una tuta leggera, anche se mi costa qualche puntura in più». Quando rimuove un alveare non uccide le api: le risucchia con una specie di aspirapolvere inventato da lui («ma non l'ho brevettato, tanto chi si metterebbe a costruire un attrezzo del genere») e le trasferisce in campagna: «Le tengo in quarantena in uno spazio recintato, per evitare che passino qualche parassita alle altre api». E fa lo stesso, incredibile ma vero, anche con i calabroni, anche se non fanno il miele e sono potenzialmente più pericolosi. Qualcuno si arrabbia, ma Lunerti si giustifica: «È fauna autoctona, appartengono allo Stato, perché dovrei ucciderli? Quando posso prenderli vivi, li porto da me, c'è un bosco di cinquanta ettari». Ma le vespe orientalis no, non le salva. La sua previsione è che l'estate prossima ce ne sarà un'esplosione a Roma. «Sono animali abituati a sopravvivere nel deserto del Sahara, senza cibo e con temperature notturne bassissime. Qui hanno trovato l'eden. L'anno prossimo sarà un caos».

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