La vera novità politica di queste elezioni è che sulla scheda non mi pare di aver visto Forza Roma e Avanti Lazio.
@BlackTristan


Domenica 5 giugno quando saremo al seggio elettorale troveremo una sorpresa: per la prima volta dopo tanti anni, sulla scheda elettorale non ci sarà la lista Forza Roma. In realtà dovevamo aspettarcelo: sono lontani i tempi in cui il simbolo giallorosso arrivava a raccogliere quasi 5 mila voti, alle ultime amministrative aveva racimolato sì e no un migliaio di voti, e del resto nel 2013 era già sparita la storica lista Avanti Lazio (chissà se anche quella si autodefiniva «la prima lista della capitale»).

L’epoca della commistione tra curva e urna è giunta al tramonto? Può darsi. In generale queste comunali fanno pensare a un’inversione di tendenza. Per anni, a ogni elezione, le liste di settore sono spuntate numerose come i canali tematici sul digitale terrestre: c’era la lista No Equitalia, quella Dimezziamo lo stipendio ai politici, il Partito umanista, il Partito animalista e via così, per una scheda elettorale tutta da leggere e spesso da ridere. Stavolta invece l’elenco dei simboli in gara per il Campidoglio non offrirà grandi opportunità di divertimento, a parte le solite omonimie: la lista con la candidata di punta che guarda caso di cognome fa Meloni ma di nome Tiziana, il partito che per pura combinazione ha scelto di chiamarsi Lista del grillo parlante. Come sempre, qualcuno li voterà senza neanche rendersene conto.

Nessuna disattenzione può invece giustificare la scelta di quei mille e passa elettori che alle ultime amministrative con la matita misero un segno sulla lista Forza Roma. Ora torneranno ai seggi e nel segreto dell’urna si scopriranno orfani del loro partito. È proprio vero che ormai la politica non dà più punti di riferimento.

pietro.piovani@ilmessaggero.it