Così fragili, tra paura di partire e scosse a casa

di Raffaella Troili
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Mercoledì 31 Agosto 2016, 00:02
Io e mia figlia 15enne Viola, 
non possiamo fare altro che offrire
ospitalità a casa nostra(zona castelli romani) 
a qualche ragazza adolescente e sua mamma

Vittoria Fausta Marino

Ci siamo guardati le spalle tutta l‘estate, nei terminal, negli scali ferroviari, il terrore di un attacco Isis ha modificato abitudini, reso meno lievi e spensierate partenze e spostamenti. «Devi proprio andare al Louvre? Evita almeno la Torre Eiffel e pure i magazzini Lafayette», le raccomandazioni di chi aveva i propri cari in giro. Che fossero a Ibiza, Berlino o in Thailandia, intorno alle 3 se un telefono squillava a vuoto, l’ansia montava. Quale la rotta più sicura, la mèta al riparo dagli attentati, anche se meno bella e battuta? Molti se lo son chiesto, molti per questo hanno scelto l‘Italia. Invece, una notte di agosto, sempre dopo le tre, abbiamo riscoperto di non essere al sicuro nemmeno nel paese dei nonni, quello della scampagnata vicino Roma, l’isola felice prima del rientro. Un’altra paura ha scansato l’onnipresente Isis, ci ha fatto sentire in pericolo, smarriti e indifesi in casa. Difficile realizzare che il nemico possa non avere sembianze umane, che a far strage sia stato un evento naturale, che non c’è un colpevole, solo vittime. E che i luoghi a rischio non sono per forza lontani, può esserlo anche la casetta dove si è cresciuti, dove si lasciano i piccoli a giocare con i nonni. Sarà dura scrollarsi il senso di precarietà che ha accompagnato quest’estate, ora che se un alito di vento fa sbattere un chiavistello si è portati a guardare se si muove il lampadario. Ora che, specie tra i romani, ciascuno ha un morto da piangere, fosse un parente o un conoscente. Più anonima e blindata non aveva un tema questa stagione finora. Accantonando relax e spensieratezza, forse davvero è la solidarietà che può dare un senso a quest’ultimo mozzico d’estate.

 
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