Lo sgomento per la nuova decadenza

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Domenica 9 Aprile 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 20:33
«A Roma c’è aria
di decadenza,
e non posso abbandonarla».

@JayGatb

Non solo c’era aria di decadenza, anzi aria è dire poco perché c’è incubo da decadenza, panico da decadenza, dolore e non stupore da decadenza, ma c’è qualcosa di più sottile, di più nuovo e di più choccante nella coscienza collettiva di questi ultimi tempi.

Il senso della decadenza ci appartiene purtroppo da sempre. È l’atteggiamento emotivo, culturale, comportamentale, perfino un po’ snobistico e molto fatalistico, che contraddistingue questa grande Capitale del mondo.

Ciò che è subentrato al senso classico di decadenza è la nostalgia della decadenza di un tempo, il rimpianto per come si decadeva prima e magari tornare a quel tipo di deriva in fondo dolce e magari più percepita che reale.

Ah, quanto era bello quando decadevamo tranquillamente, senza scossoni, senza preoccuparci troppo, senza che quel declino uscisse dai soliti ritmi e dalle modiche e progressive quantità in fondo controllabili e perfino fascinose, tanto la decadenza è eterna... E invece, ecco lo choc culturale: ovvero la scoperta che la decadenza di prima era preferibile alla decadenza di adesso. Era meglio come eravamo decadenti prima. Le cose non funzionavano ma andava bene lo stesso. Ora non è più così. E al gioco quasi salottiero del lamento è subentrato lo sgomento.

mario.ajello@ilmessaggero.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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