Buonismo addio, siamo tutti cattivisti

di Mauro Evangelisti
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Sabato 24 Giugno 2017, 00:05
Continuerò sempre a dire quello che penso, dire cose che mettono d’accordo non fa per me, buona serata a tutti, anche a chi mi detesta
@GassmanGassmann


Finirà che su Twitter resteranno solo gli haters, i professionisti dell’odio, che si insulteranno tra di loro fino a quando il sistema si autodistruggerà. L’ultimo ad arrendersi è stato Alessandro Gassmann: dopo una discussione con Giorgia Meloni sullo ius soli, con toni civili da parte di entrambi, si è aperta la diga degli haters, che hanno attaccato l’attore con l’ordinaria razione di odio, insulti, minacce e calunnie. Alla fine, come era successo ad altri in passato, Gassmann ha annunciato che se ne andava da Twitter. A Roma, più che in altre città, la quantità di professionisti dell’odio è oltre la media. Si parte dal fenomeno inspiegabile, quasi patologico, di chi si crea un profilo Twitter, spesso senza neppure un follower, e trascorre le giornate a dispensare insulti e volgarità: uno strano modo per vivere la propria vita. Si arriva invece a qualcosa di più insidioso perché in fondo ci riguarda tutti: è come se negli ultimi anni ci fossimo sempre più divisi in fazioni e, anche involontariamente, reagissimo quasi in automatico convinti sempre che l’altro sia in cattiva fede. Scatta in noi un inspiegabile urgenza di ridicolizzare l’altra persona, sottolinearne un errore o i punti deboli. Siamo aggressivi verso chi la pensa diversamente da noi, verso categorie che a rotazione vediamo come causa delle nostre ansie - politici, giornalisti, immigrati, tassisti, personaggi famosi etc etc -: invece di usare i social per confrontarci e capire, li trasformiamo in uno sterile fight club dove sfogare le frustrazioni. Anche a ragione abbiamo dato una valenza negativa alla parola “buonismo”, ma alla fine siamo diventati tutti “cattivisti”.
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