Da Luca Serianni agli ultimi morti: a Roma per attraversare sulle strisce ci vuole coraggio

A Roma per attraversare sulle strisce ci vuole coraggio
di Pietro Piovani
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Lunedì 30 Ottobre 2023, 00:16

«Casa mia sta su un lato del lungotevere, la macchina spesso la parcheggio sul lato opposto. Quando attraverso per andare a recuperarla penso sempre: avrei dovuto fare testamento». La paura confessata dal signor Silvano è quella di tutti i pedoni romani. Saranno i recenti fatti di cronaca (in tre giorni tre vite falciate: un anziano al Portonaccio, una turista in Centro, un ragazzo a Labaro, tutti e tre investiti sulle strisce). Sarà che ognuno di noi ha almeno un parente o un amico sopravvissuto per miracolo a un pirata della strada.

Sta di fatto che il viaggio da un marciapiede all’altro ormai viene vissuto come un’avventura. Puoi usare tutte le precauzioni del mondo, affidarti al semaforo pedonale, aspettare disciplinatamente il verde, guardare con scrupolo a destra e a sinistra, ma se Signora Morte ha deciso di incrociare il tuo cammino a bordo di una minicar impazzita, o di un suv che vuole dare un’altro significato alla parola “fuoristrada”, allora c’è poco da fare: il destino ti chiama, stacci.

Certo, il destino può chiamarti in mille altri modi, anche quando passeggi in un’isola pedonale: cammini in via Frattina e ti cade in testa un cane di 40 chili. «La morte sta anniscosta in ne l’orloggi» diceva il poeta Gioachino Belli. Ma c’è chi non si rassegna e continua, cocciuto, a chiedere alle macchine di andare un po’ più piano.

Sarebbe bastato rallentare un po’ per salvare la vita al signor Orazio, pensionato del Portonaccio; o la signora Laura, che da Brugherio era venuta a Roma e si stava godendo una passeggiata in centro; o lo studente Gabriele, partito da Labaro con lo zaino in spalla e mai arrivato all'università. E se un’automobile fosse andata più piano, proprio oggi festeggerebbe il suo compleanno il grande linguista Luca Serianni, ucciso l’anno scorso a Ostia mentre attraversava sulle strisce.

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