Che brutto vivere nel ’42 (e nell’antica Roma)

di Pietro Piovani
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Giovedì 1 Ottobre 2015, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 22:20
Brutta storia di Roma durante

la seconda guerra mondiale.

Una storia di uomini e di donne. La Storia

la scrivono gli uomini e le donne, insieme.


Piotta



Il cadavere di una donna penzola dal ramo di un albero: è una foto in bianco e nero pubblicata dal Piotta sulla sua pagina Facebook. Scrive il noto rapper: “Il 7 aprile del '44 un gruppo di donne, con bambini e anziani, tentano l'assalto al mulino Tese, per impadronirsi del pane destinato ai militari tedeschi. Le SS e i fascisti trascinano 10 donne fino al ponte. Poi le fucilano”. L'intervento è in polemica con la neoeletta Miss Italia, che alla domanda “in che epoca storica vorresti vivere?” ha ingenuamente risposto “nel 1942, per vedere la guerra, tanto sono donna e il militare non lo avrei fatto”.



Va detto che la contestazione subita dalla povera Alice Sabatini per una frase improvvisata nel panico della diretta televisiva appare ingiustificata, anche perché più stupida della sua risposta era semmai la domanda. Se la miss avesse detto che sogna di vivere nel 69 dopo Cristo, al tempo dell'impero romano, nessuno ci avrebbe fatto caso, eppure in quell'anno l'Italia fu segnata da una terribile guerra civile che non risparmiò la capitale: una cruenta battaglia in piena città si concluse con la messa a fuoco del Campidoglio. Va detto anche che la foto postata dal Piotta non ritrae una delle donne uccise nel '44 all'Ostiense (in realtà è Angela Maria Rossi, impiccata dai nazisti ad Alatri più o meno negli stessi giorni), e se proprio vogliamo esser precisi il mulino assalito si chiamava Tesei e non Tese.



Al netto di tutto questo, il Piotta ha però il merito di averci ricordato quanto la Guerra abbia squarciato la vita non solo dei nostri nonni ma anche delle nostre nonne. Anche le romane di allora hanno combattuto la loro guerra, quella per portare a casa qualcosa da mangiare, e ogni tanto arrivava la notizia di un figlio morto, e ogni tanto qualche madre moriva, come le dieci donne fucilate in una mattina di aprile sul ponte di ferro.



pietro.piovani@ilmessaggero.it