Una città senza negozi, ma piena di trattorie

Una città senza negozi, ma piena di trattorie
di Pietro Piovani
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Giovedì 20 Aprile 2017, 00:36 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 22:45
Noi romani siamo quelli
che mentre mangiano
a pranzo già pensano a quello
che mangeremo a cena...
@DeFicchy


​«La ristorazione è l’unica cosa seria di questo paese» è una battuta della serie televisiva “Boris”, e ritorna in mente tutte le volte che notiamo l’apertura di una nuova trattoria, un’osteria, una gelateria, un bar giapponese, un fast-food etiope, un kebabbaro, un ostricaro. Lo dicono anche i dati della Camera di commercio: a Roma è in costante aumento il numero di imprese nella categoria “alloggio e ristorazione”.

Il moltiplicarsi dei tavolini è l’altra faccia di un mondo in cui, al contrario, si abbassano le saracinesche: spariscono (lo ha rilevato un recente studio della Confcommercio) tanti negozi, ma verrebbe quasi da chiedersi come fanno tanti altri esercizi a resistere. Alla concorrenza di supermercati e centri commerciali si è aggiunta quella - in prospettiva forse ancora più temibile - del commercio online. Roma è un via vai di corrieri e società di spedizione che attraversano la città (e parcheggiano il furgone in doppia fila) per consegnare a domicilio qualunque prodotto trasportabile, perché ormai con il computer e il telefonino ordiniamo tutto, ma proprio tutto, e se andare a fare le compere nel vecchio negozietto a cui siamo sempre stati tanto affezionati è certamente una bellissima cosa, va riconosciuto che anche ricevere un acquisto sul pianerottolo di casa, oltretutto pagandolo a prezzo scontato, non è un’esperienza da buttare via.

Forse l’essere umano può rinunciare al rito dello shopping e dello struscio, ma non potrà mai fare a meno del piacere di sedersi con gli amici in una trattoria o di un caffè. E allora vai con la ristorazione, in una metropoli con poche vetrine ma con un sacco di coperti.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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