Anche i ricordi e le ferite traslocano con noi

di Marco Pasqua
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Lunedì 27 Giugno 2016, 00:05
Un trasloco è l’occasione  per liberarsi di quello che non si usa più. E’ un trauma liberatorio. Traslocare con la mente
@sanjazz5

Azzerare le proprie consuetudini, stravolgere il panorama che si osserva dalle finestre di casa, dire addio al bar di fiducia (un vero dramma quando si è trovato un barista maestro nella complessa arte del cappuccino), salutare cassiere e barbiere, e poi i vicini (con relative simpatie e antipatie), il posto (segreto) dove trovare sempre parcheggio: solo un lutto e una malattia, dicono molti psicoterapeuti, sono più traumatici di un trasloco. Che è anche il momento in cui, quasi sempre contro la nostra volontà, riemergono pezzi di un passato che abbiamo cercato di nascondere, come polvere sotto a un tappeto. Pezzi di amori andati, evaporati dalle nostre esistenze reali e virtuali, ex che, con la loro sparizione, hanno lasciato dietro di sé solo una lunga scia dal sapore dolce-amaro. Quei frammenti di un passato che ti ha emozionato li ritrovi nelle scatole che avevi infilato sul soppalco o nell’ultimo cassetto del mobile, quello più difficile da raggiungere, o dietro alla pila di libri che non si leggeranno più. C’è la sua t-shirt col logo ormai scolorito (non la indossi, ma credi di immaginare ancora di sentire il suo odore), il portachiavi fatto a mano nella boutique americana, la foto dei suoi occhi blu-mare che avevi stampato su carta (quando i cellulari non avevano ancora fatto sparire i rullini), il biglietto di auguri per il primo anniversario insieme, fiumi di dediche. Tuffi in un passato che non sarà mai sepolto e che nessuno riuscirà mai a cancellare per sempre. E, nonostante tutto, non si butta via nulla, accarezzando il ricordo di quegli amori che si sono trasformati in astio e indifferenza.

marco.pasqua@ilmessaggero.it
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