I professori bravi a insegnare e a litigare

I professori bravi a insegnare e a litigare
di Pietro Piovani
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Giovedì 5 Maggio 2016, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 21:08
A volte essere rappresentante
degli studenti è bellissimo. Ad
esempio quando puoi assistere ai
professori che litigano come bambini

@violaparanoica

Sono in corso le prove del concorso per l’assunzione degli insegnanti. A Roma, il primo giorno, molti candidati hanno contestato le procedure, e addirittura all’istituto Salvini sono arrivati i carabinieri. I tanti reclami nelle sedi d’esame sono solo l’anticipo di mille azioni legali già pronte a partire, che si sommeranno alle mille già partite. I nostri insegnanti sono abbastanza bravi a insegnare (i risultati ottenuti dagli studenti nei confronti internazionali non sono malaccio), ma sono ancora più bravi a litigare. Se la prendono con il ministero, le leggi, le regole, le graduatorie, e producono un’impressionante quantità di contenzioso davanti ai tribunali, come documentato dal sito del ministero che pubblica l’elenco di tutte le cause avanzate dal personale della scuola.

Ma soprattutto gli insegnanti litigano tra di loro: i precari ce l’hanno con gli altri precari che li superano, sempre ingiustamente, in graduatoria; quelli di ruolo si accapigliano per le questioni quotidiane, l’orario, i turni, le assenze; tutti ce l’hanno con i presidi, i quali a loro volta vivono il lavoro come una battaglia da combattere – sia in difesa sia all’attacco - contro insegnanti, bidelli, amministrativi e infine i più aggressivi di tutti, cioè i genitori. È difficile spiegare il perché di tanta conflittualità. Escludendo per evidenti motivi che la causa siano le troppe ore di lavoro, si possono fare altre ipotesi (l’età media elevata, la mancanza di prospettive di carriera, il peso della responsabilità, l'inadeguatezza delle retribuzioni) ma sono tutte risposte insoddisfacenti. Sta di fatto che ora, in questo ambiente rissoso, bisognerà cominciare a distribuire premi meritocratici decidendo chi è più bravo e chi meno. In bocca al lupo.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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