Perché nessuno prende più sul serio “Er Bucja”

di Davide Desario
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Martedì 6 Ottobre 2015, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 23:08
Le bugie

hanno le gambe... rotte


Luigi Di Gregorio



Er Bucja non è sempre stato er Bucja. Ci è diventato.



Tutto è cominciato qualche anno fa quando si è messo in testa, spinto da tanti compagni che ora fanno i vaghi, di diventare il presidente del comitato di quartiere. Voleva scansare er Nero, caduto in disgrazia anche per colpa dei suoi vecchi amici e dei guai con le guardie. E, infatti, er Bucja ci è riuscito: è bastato cavalcare l’onda dell’onestà.



Ma al primo ostacolo, proprio lui, raccontò una frottola: quando si scoprì che la sua auto era truccata, scaricò la colpa sul poveraccio che gestiva il garage. E tutti, tra lui e il garagista, puntarono il dito sul garagista.



Poi per accrescere la sua fama di onesto disse che era stato lui a cacciare dal comitato il miglior amico del Nero, er Panza, perché rubava. E anche se er Panza disse che lui se ne era andato da un pezzo, tutti quanti, tra lui ed er Panza (finito in carcere sul serio), credettero a lui.



E così è andato avanti e ogni volta che aveva un problema dava la colpa a chi era meno importante e meno amato di lui.



A Capodanno incolpò il pizzardone odiato per le multe, poi l’autista dell’Atac scansafatiche e il netturbino raccomandato. E tutti continuarono a credergli.



Fino a quando un giorno per giustificarsi di una scampagnata a scrocco mise in mezzo pure il prete. Quello era un frate schietto e amato e la domenica, a messa, non ci pensò due volte a raccontare la verità. E questa volta, tra lui e il prete, tutti credettero al prete. Da quel giorno divenne er Bucja e tutto quello che diceva, anche se vero, non veniva più preso sul serio.



Perché, dai tempi di Romolo e Remo, non è importante quanto sia grande la bugia ma quanto è forte chi la può smentire.



davide.desario@ilmessaggero.it