Bruttona e Bruttina, tutti i figli delle buche

di Mario Ajello
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Sabato 1 Agosto 2015, 23:36 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 00:08
"Mi va bene anche un ragazzo brutto, basta che eviti le buche in modo

da farmi dormire in macchina".


@boomer182





Buca chiama buca. Una ne partorisce un'altra. La single mette su famiglia. E diventa subito nonna o bisnonna o trisnonna. Neanche i conigli o i topi si riproducono al ritmo mozzafiato delle buche di Roma. Esempio. Largo Sergio Leone. Poco più di cinquanta metri quadrati, ai Parioli, affianco alla piscina chic-generonica o generonica-chic dell'AquaAniene. Non proprio una zona remota e ufficialmente degradata.

Eppure, qui, fino a due mesi fa esisteva solo la Bruttona, così chiamata dai residenti: ossia la super-buca grassa e sabbiosa, ogni tanto capace di ospitare lattine e bottiglie e cartacce che è presto diventata familiare a tutti in questo angolo della Capitale da spaghetti western di terriccio e asfalto andato a male. Poi, a due passi da lei, è arrivata la figlioletta: la Bruttina.



E poi, buca dopo buca, si è arrivati a una ventina di buche, graffi e avvallamenti in 50 metri quadrati. E dunque, vale la pena ricordare la «teorie delle finestre rotte»: grazie alla quale l'allora sindaco newyorkese Giuliani e poi Michael Bloomberg hanno ripulito interi quartieri della Grande Mela, compreso il Bronx. Se le finestre vengono riparate, nessuno ne rompe altre. Se restano in pezzi, altre finiranno in brandelli. Le buche romane non sfuggono a questa regola universale. Basterebbe ripararle. Senza aspettare mesi.



mario.ajello@ilmessaggero.it