L’evoluzione del selfie, scatto con bacchetta

di Mauro Evangelisti
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Sabato 13 Settembre 2014, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 00:19
Il bastone dello swiffer

per farvi i selfie vi sta prendendo

un po' troppo la mano. Quando

volete, passate a pulire a casa mia


@wirtalicious



Non sobbalzate se tra Fontana di Trevi e il Pantheon, tra piazza Navona e Campo de' Fori, vedete avanzare dei personaggi con una bacchetta in mano, un po’ Harry Potter, un po' rabdomanti, un po’ esorcisti.



Non spaventatevi se si fanno largo tra la folla con il bastone quasi fossero nobili che non vogliono mescolarsi alla plebaglia. Se notate bene, in cima all'asta di metallo, stretto in una morsa, c’è uno smartphone. Sono soprattutto turisti asiatici, tra i più affezionati al nuovo strumento, ma non solo. Ed è la nuova tappa dell'irresistibile avanzata dell'impero dei selfie.



Queste bacchette più o meno magiche a questo soprattuto servono - e su internet si vendono anche con la definizione «selfie stick» -: le migliori consentono di scattare la foto direttamente dall'impugnatura dell'asta e così sotto la scalinata di Trinità de' Monti il gruppo di amici in viaggio scatta un selfie collettivo con molta più facilità.



Ma attenzione la bacchetta - per ora in italiano viene più o meno chiamata «monopiede per smartphone» - è anche usata per interminabili soggettive alla Hitchcock: ecco la giovane turista giapponese avanzare nei vicoli di Trastevere brandendo la bacchetta magica per girare un video che poi condividerà.



A proposito: forse dovremmo chiedere tutti scusa ai giapponesi, qualche decennio fa lì prendevamo in giro per la loro bulimia nello scattare foto ovunque, oggi siamo diventati tutti come loro. Semplicemente noi italiani eravamo più pigri e stavamo aspettando che inventassero i più pratici smartphone con la fotocamera. E con la bacchetta.



mauro.evangelisti@ilmessaggero.it