Il romanesco che ha conquistato il mondo è un broccolo

di Pietro Piovani
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Mercoledì 28 Gennaio 2015, 23:29 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 12:48
Eating romanesco broccoli is like eating maths

@victor_stinner




La parola “romanesco” esiste in tutte le lingue, ma non nel significato che crediamo noi. Non è un aggettivo e non si riferisce al nostro modo di parlare. È invece un sostantivo usato in campo botanico e gastronomico. In inglese, in francese, in russo, in indonesiano, in giapponese (ロマネスコ) “romanesco” è il nome con cui viene indicato quel particolare ortaggio di color verde chiaro così diffuso nella nostra campagna e nella nostra cucina e da noi chiamato semplicemente “broccolo”. Nel Lazio si coltiva da secoli, all'estero ha cominciato a diffondersi nel Novecento ma negli ultimi anni sta diventando sempre più popolare in tutto il mondo, soprattutto da quando un'accurata ricerca scientifica ha rivelato che il broccolo romanesco – come il cavolfiore e tutta la famiglia delle crucifere – è tra gli alimenti che più aiutano a prevenire i tumori.



La sua forma piramidale è stata studiata dai matematici: è un perfetto esempio di “frattale”, quella affascinante figura geometrica apparentemente priva di ordine ma che in realtà riproduce in infinite varianti uno stesso modello, e che può essere descritta numericamente con un algoritmo. Ciascun broccolo è composto da tanti piccoli broccolini che ripetono in scala una forma identica a quella dell'ortaggio intero, disposti a spirale in una sequenza che corrisponde ai numeri di Fibonacci. Il “romanesco” è un miracolo della natura, ma anche un capolavoro creato dall'uomo grazie agli incroci e alle selezioni compiute dagli agricoltori nei secoli. È un'altra invenzione romana che ha conquistato il mondo, come l'arco a tutto sesto, il calcestruzzo e l'alfabeto latino.



Tutte cose da tenere presente mentre lo mangiamo, ripassato in padella, magari condito con le alici.



pietro.piovani@ilmessaggero.it