Il mistero della vera croce di Gesù

Il mistero della vera croce di Gesù
di Fabio Isman
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Venerdì 21 Ottobre 2016, 21:57
La scritta "Inri" sul legno nella basilica di S.Croce in Gerusalemme: fu portata a Roma da Sant'Elena

LA STORIA
Costantino, primo imperatore a sdoganare il Cristianesimo e che trasforma Bisanzio in Costantinopoli, manda la mamma Elena a Gerusalemme, nel 325, a ricercare reliquie della passione di Cristo, e lei torna con un ingente carico di memorie e vestigia: lo sappiamo tutti, e nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme c’è una Cappella delle reliquie, inaugurata nel 1930 e terminata nel 1952, che le contiene. Le più importanti, sono tre pezzi della Croce, un chiodo e parte dell’iscrizione che le era in cima, in un reliquiario di Giuseppe Valadier. Storia antica; e quindi, come spesso accade, imprecisa. Elena avrebbe identificato la vera Croce di Gesù proprio dalla dicitura INRI che vi era stata apposta: Jesus Nazarenus Rex Judeorum. Lo racconta anche Sant’Ambrogio.

IL SEGRETO
Secondo alcune fonti, un ebreo che conosceva il luogo dove erano le tre croci, quelle di Gesù e dei due ladroni, venne torturato una settimana, per carpirgli il segreto: finché non cedette. E dalla dicitura, Elena individuò quella vera. Una parte l’ha portata a Roma; un’altra è rimasta in loco; una terza è finita a Costantinopoli. Pure sulla dicitura, o meglio sulla sua genesi, le fonti non sono concordi. Per i Vangeli, i sacerdoti ebrei ne avrebbero voluta una diversa («Quest’uomo ha detto: io sono il re dei Giudei»), che però Pilato avrebbe rifiutato. Le vicende della vera Croce sono raccontate nella «Legenda Aurea» di Jacopo da Varagine, del XIII secolo; e, per esempio, dipinte in uno straordinario ciclo di Piero della Francesca ad Arezzo, nella basilica di San Francesco. Elena porta parti della Croce e dell’insegna nel suo palazzo, il Sessoriano, iniziato da Settimio Severo e compiuto da Eliogabalo; se ne vedono ancora più che dei rimasugli a Santa Croce: l’aula, grande 36 per 22 metri, adibita poi a cappella per conservare la Croce; e una sala absidata, detta impropriamente Tempio di Venere e Cupido.

TRAVERSIE
Però, attenzione: un’altra dicitura INRI è stata segnalata, a fine IV secolo, a Gerusalemme; e altre due sarebbero a Parigi (registrata nel XIII secolo) e nella cattedrale di Tolosa. In più, quella portata nell’Urbe da Elena, per lungo tempo era sparita: ritrovata soltanto nel 1492 (evidentemente, un anno di scoperte famose: anche quella di Colombo), nascosta dietro un muro; in una cassa di piombo, sulla quale erano i sigilli di Lucio II, Gerardo Caccianemici, bolognese, papa dal 1144 al 1145, ucciso nell’assalto al Campidoglio. Sul colle, comandava il Comune Giordano Pierleoni, il fratello dell’antipapa Anacleto II: erano tempi di lotte feudali. Ma nel 2001, il frammento di legno è stato analizzato con il metodo del Carbonio 14; e gli scienziati Francesco Bella e Carlo Azzi hanno datato il reperto al 1020 circa. Quindi, non è certamente quello che Elena avrebbe rinvenuto, e poi trasportato fino a Roma.

RELIQUIE
D’altro canto, in antico, una grande moda ha riguardato le reliquie; e così, ne sono nate anche molte fasulle. In un bel libro sull’autenticazione della salma dell’evangelista San Luca, che è a Padova, Guido Barbujani elenca perfino i luoghi dove sarebbe il prepuzio di Gesù: la parte del pene tagliata con la circoncisione. Sono 18; e il più famoso (e vicino) è Calcata, in provincia di Viterbo; come segno di fidanzamento con Cristo, Santa Caterina da Siena ne portava perfino all’anulare uno di loro. In Europa, le reliquie, di ogni tipo, sarebbero più oltre 50 mila; di cui 500 corpi di santi: nell’838, in un solo viaggio in Italia, un chierico portò al monastero benedettino di Fulda, in Germania, le spoglie di ben 11 santi. Il maggior collezionista di queste reliquie era Federico III di Sassonia (1463 - 1525), che ne possedeva 21.441., tra cui i corpi di 42 santi. Tuttavia, non ci si deve preoccupare: la fede risiede nel cuore e non richiede prove scientifiche. Anzi, può perfino prescindere da esse. Anche se la dicitura della Croce non è quella che Elena ha portato a Roma, per i fedeli lo resta sempre.
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