Dal suo ufficio faceva la cresta sui pagamenti dei diritti cimiteriali. Per ogni bara da seppellire tratteneva una somma per sé. È bastato poco più di un mese a una cassiera del Verano, dipendente di Ama, per raddoppiare il proprio stipendio. L'impiegata, infatti, mentre riscuoteva da privati in lutto o dalle pompe funebri le tasse per acquisto di loculi e urne cinerarie, per cremazioni e inumazioni, ha trattenuto per sé, quasi ogni giorno, una piccola somma. Così, tra il 3 marzo e i primi giorni di aprile, mentre a Roma, in pieno lockdown regnava il deserto, con meno controlli e più bare da seppellire, la cassiera, A.C., una quarantenne fino ad allora irreprensibile, si sarebbe messa in tasca 2.889 euro. Quella è almeno la somma che ora il pm Carlo Villani, in seguito agli accertamenti delegati ai carabinieri, le contesta di aver sottratto.
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L'indagine è stata completata e, per la solerte cassiera del Verano, si potrebbe a breve profilare una richiesta di rinvio a giudizio con l'accusa di peculato.
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Con controlli incrociati è emerso che stranamente i conti non tornavano in particolare quando la cassiera restava sola in servizio o la collega era a riposo. L'episodio più grave un giorno di aprile, quando la responsabile del servizio ha constatato l'ammanco dell'intero fondo cassa, oltre 800 euro. A fine marzo l'allarme era stato fatto scattare anche dalla Fidelitas, l'istituto di vigilanza addetto al deposito degli incassi. In una busta sigillata erano stati trovati 2.650 euro invece dei 3.500 annotati. Un buco di 850 euro. L'amministratore unico di Ama, Antonio Stefano Zaghis, informato, ha avviato un procedimento disciplinare e la querela in procura.