Roma, «più morti a ottobre». I cimiteri vanno in tilt: stop alle cremazioni

Roma, «più morti a ottobre». I cimiteri vanno in tilt: stop alle cremazioni
di Francesco Pacifico
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Sabato 31 Ottobre 2020, 07:46

Un mese fa le liste d'attesa erano di un mese. Da lunedì, invece, cremare il proprio caro estinto sarà semplicemente impossibile. L'ha comunicato l'Ama alle agenzie funebri, spiegando che non potranno «recapitare» - testuale - altri defunti al Flaminio-Prima Porta: l'unico camposanto della Capitale dove ci sono forni attivi (due su sei) non ha neppure spazio nelle camere mortuarie. Anzi, l'azienda sta anche cercando tensostrutture refrigerate per risolvere il problema. Alla base di quest'ennesimo disservizio un combinato disposto di numeri che accelera un disastro annunciato e che via Calderon de La Barca, soltanto fino a un mese fa, negava: i soli due impianti in funzione, nonostante il Campidoglio abbia fermo un piano di rilancio dal 2017 che prevedeva un potenziamento del 66 per cento dei forni esistenti e uno nuovo al Laurentino; corpi in attesa di essere bruciati, poi, sono 945, oltre a 250 resti (per lo più legati a estumulazioni). Infine il boom di decessi avvenuti a Roma nell'ultimo mese perché ci sono 580 decessi in più a ottobre rispetto all'anno scorso. Dei quali, però, circa il dieci per cento morti a causa o per complicanze legate al Covid. Numeri che dimostrano che, in questa fase, letale non è soltanto il Coronavirus, ma anche le patologie pregresse, non più curate. Numeri, soprattutto, sufficienti a mettere in crisi il già traballante sistema cimiterario romano.

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Da qui la decisione di Fabrizio Ippolito, alla testa di Ama cimiteri capitolini, di comunicare alle onoranze funebre - Picco di mortalità il titolo della missiva - che dal 2 novembre non sarà più possibile «recapitare» salme al cimitero Flaminio per la cremazione. Come detto, l'azienda si giustifica con l'altissimo tasso di mortalità in questo periodo, per disporre che da lunedì prossimo le agenzie dovranno trasferire le salme prima al Verano, per poi riportarle al Flaminio per le cremazioni. Ma quando al primo camposanto non ci sarà più posto, non resterà che seppellire e inumare i propri cari. Ippolito infatti scrive che non «saranno accettate nuove richieste di cremazione fino al raggiungimento di un adeguato spazio disponibile presso la camera mortuaria del cimitero Flaminio».

Il caos per una città come Roma dove mancano i loculi e il Campidoglio - nonostante il piano approvato nel 2017 - non è andato avanti nella costruzione o nell'allargamento di alcuni cimiteri, come il Laurentino, dove ci sarebbe spazio.

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LA REPLICA
In serata Ama ha smentito l'emergenza, facendo intendere che al Verano c'è posto a sufficienza e che a breve gli altri forni non funzionanti al Flaminio torneranno in attività. Giovanni Caciolli, leader di Federcofit (l'associazione delle agenzie funebri) ha scritto a Virginia Raggi. Segnala che la categoria è pronta a scendere in piazza e che i prezzi delle cremazioni saliranno. «La funeraria romana è stata trasformata in una palude sempre più melmosa dove può succedere di tutto senza che nessuno si muova». Gianluca Fiori, di Assifur (Associazioni imprese funebri Roma) aggiunge: «Non mi pare che a Roma ci siano stati così tanti morti di Covid». Dalla Cgil Natale di Cola sottolinea che «è uno scandalo ampiamente annunciato e doppiamente vergognoso se si pensa ai disagi che si ritrovano a vivere, in un periodo come questo, le famiglie dei defunti. I nodi stanno venendo al pettine e sono tutti dovuti alla negligenza del Campidoglio e di Ama».

 

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