Giornata mondiale dell'acqua. «Roma senza pioggia non ha scorte». ​Bracciano, lago a secco

Si rischia una crisi come quella del 2017. E il Tevere in molti punti è già in secca. Decisivi i prossimi due mesi. L’esperto: «Da un anno il bacino non cresce più»

«Roma senza pioggia non ha scorte d’acqua». Bracciano, lago a secco
di Mirko Polisano e Chiara Rai
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Lunedì 21 Marzo 2022, 21:42 - Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 15:41

Poca pioggia nei primi tre mesi di questo 2022 e dopo il nord Italia anche il Lazio è a rischio siccità. Il lago di Bracciano, la riserva idrica di Roma, è in sofferenza e le sue acque rischiano di perdere anche le caratteristiche qualità di trasparenza e purezza. Il livello delle acque del lago è monitorato con attenzione: una «fase di allerta» per i geologi che vedono con preoccupazione questi oltre cento giorni di assenza di piogge, considerato che in estate il lago si conserva. L’allarme siccità è dato dai numeri: appena una settimana fa, la quota del livello dell’acqua è arrivata sotto i 104 centimetri. Il dato è calcolato sullo zero idrometrico fissato a 163,04 metri sul livello del mare che è il limite per lo sversamento naturale del lago nel fiume Arrone. I rilievi sono stati effettuati in piazza del Molo ad Anguillara Sabazia dal geologo Alessandro Mecali, consulente del Parco regionale di Bracciano - Martignano. «Il livello è basso – dice Mecali - nonostante le captazioni siano bloccate, l’allerta è alta e se fino a giugno le piogge saranno scarse la situazione potrebbe peggiorare. Saranno, dunque, decisivi i prossimi mesi. Questo significa che lo stato della flora e la fauna potrebbe compromettersi oltremodo, ad esempio le alghe fondamentali per la loro funzione di autodepurazione». 

Le conseguenze

Ma Bracciano rappresenta soprattutto la riserva di acqua potabile di Roma, essendo un lago di falda ha un rapporto diretto con le piogge e con le sorgenti sotterranee.

Se non piove il livello non cresce. Se nei prossimi mesi il bacino dovesse abbassarsi di altri 10 centimetri (condizione purtroppo possibile con l’arrivo della stagione estiva), si toccherebbero i 161,90 metri sul livello del mare, ciò significa che si andrebbe abbondantemente sotto lo zero idrometrico e quindi ancora sotto il limite fissato per le captazioni (161,90 metri). Si teme il ritorno all’anno più nero, il 2017, quando il livello del lago ha raggiunto valori record avvicinandosi ai 2 metri al di sotto del valore dello zero idrometrico: «Negli ultimi cento anni si è registrata rarissime volte la diminuzione di un metro e mezzo. Ma prendiamo ad esempio i valori da gennaio dello scorso anno a gennaio 2022 e vediamo che il bilancio idrologico è uguale a zero, questo significa che il livello del lago non è cresciuto anziché aumentare di almeno 20 centimetri l’anno per raggiungere uno stato di “salute”. Insomma il lago di Bracciano continua ad essere in sofferenza». 

 

Il confronto

C’è anche un altro dato ancora che fa capire la situazione sul lago di Bracciano: a marzo del 2017, il lago si trovava sotto i 112 centimetri mentre oggi è al di sotto dei 104, poco meglio dell’anno più buio per il bacino. L’anomalia è palese. «Le captazioni dal lago sono interrotte dal 2017 ma il lago che segue naturalmente il classico andamento con picchi massimi e minimi, sale di livello in inverno e scende dalla primavera all’estate, mantiene un saldo pari a zero - conclude il geologo - Di questo passo quindi la curva della crescita è piatta. Se il livello si mantiene stabile con il segno meno, il suo processo di “guarigione” potrebbe diventare un miraggio». Nel frattempo Roma continua a intervenire in maniera incisiva sulle dispersioni idriche, oggi intorno al 28 per cento rispetto al 40 di qualche tempo fa.

La road map

Non solo il lago. Anche i fiumi, a Roma e in tutta la regione, sono in sofferenza. «Nel Lazio - dice Angelo Ruggeri, meteorologo Ampro - i fiumi sono in crisi gravissima di risorsa. Il Tevere, ad esempio, mostra una situazione in linea con gli inverni più siccitosi, ed anche i suoi affluenti presentano un livello basso per il periodo». Nella Capitale, l’allarme siccità preoccupa gli agricoltori, già da metà febbraio, tanto da spingere i Consorzi di Bonifica dell’agro romano ad anticipare l’apertura degli impianti di irrigazione nei campi. «I tempi ormai vengono sistematicamente anticipati - rivela Andrea Renna, direttore del Consorzio - Si è passati, nell’area romana e del litorale, dal primo aprile al primo marzo e, come quest’anno, a fine febbraio. D’altronde le disponibilità idriche in un inverno finora avaro di piogge significative, indispensabili per riempire i bacini necessari a soddisfare le esigenze irrigue del periodo primaverile-estivo, non poteva non prevedere questa decisione». Gli impianti del Consorzio garantiscono la fornitura di acqua per 26.500 ettari dall’area romana di Maccarese e Fiumicino alla piana di Tarquinia. La siccità spaventa anche l’agro pontino e il viterbese: un solo giorno di pioggia a febbraio, cinque dall’inizio dell’anno. «Un’anomalia responsabile della quale è il cambiamento climatico – ha spiegato Giuseppe Nascetti, professore ordinario di Ecologia del Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università della Tuscia -. Eventi del genere non sono nuovi ma è cambiata la frequenza con la quale si verificano».

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