Atac, più ore di guida per i macchinisti: «Corse da aumentare»

Atac, più ore di guida per i macchinisti: «Corse da aumentare»
di Lorenzo De Cicco
3 Minuti di Lettura
Domenica 3 Febbraio 2019, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 00:45
Si può guidare di più. Non c'entra il trio Morandi-Ruggeri-Tozzi, ma è la direttiva dell'Atac ai macchinisti per macinare più chilometri sulle linee A e B del metrò. Nel 2020 tocca produrre 400mila chilometri in più rispetto al 2018, così dice il piano di concordato appena avallato dal Tribunale fallimentare e dai creditori. L'asticella si alzerà ulteriormente nel 2021, quando la partecipata si è impegnata a centrare quota 9,3 milioni di «vetture/km», quasi 700mila in più rispetto all'anno passato. Per questo è partita, sottotraccia ma speditamente, la trattativa con i sindacati per allungare l'orario di guida effettiva dei conducenti.

Metro B, vagoni difettosi e controlli su 200 porte: «Risalgono a Italia '90»

I macchinisti oggi passano al timone dei convogli solo 3 ore e 50 minuti, anche se il turno supera di poco le 6 ore. E il resto? Tempi morti, verifiche e manovre nei depositi. Ora la società comunale vorrebbe allungare l'orario di guida effettiva - cioè quella passata nella cabina dei treni - di 25-30 minuti. Per arrivare, almeno, a 4 ore e 15 minuti. A parità di salario, ma i conducenti avrebbero un vantaggio: una volta terminato il servizio sui binari e le altre operazioni preparatorie, potrebbero staccare senza pazientare nelle salette d'attesa delle rimesse. L'offerta è stata illustrata così ai bellicosi sindacati interni. Gli stessi che salirono sulle barricate quattro anni fa, quando provò ad aumentare l'orario l'ex sindaco Ignazio Marino. Il chirurgo dem aveva scoperto che per i macchinisti romani la guida effettiva non superava le 736 ore l'anno, contro le 850 dei colleghi di Napoli e le 1.200 di Milano. Uno squilibrio che la vecchia giunta piddina provò a compensare, incontrando però mille difficoltà, proprio per le resistenze di sindacati e dipendenti.

Ora ci riprovano i manager nominati da Virginia Raggi e i 5 Stelle. Per rendere più appetibile la proposta, l'Atac potrebbe anche rivedere l'obbligo di timbrare il badge a inizio e fine turno, impegno introdotto proprio dalla vecchia governance ai tempi di Marino.
Per la municipalizzata l'obiettivo numero uno, in questa fase, è aumentare le corse e la produttività dei dipendenti, «senza incrinare però il rapporto con i macchinisti», dicono in via Prenestina. I traguardi fissati insieme ai giudici e ai commissari sono ambiziosi. «Il servizio del trasporto pubblico metropolitano erogato a decorrere dal 2009 ha costantemente disatteso gli obiettivi programmati fino a far registrare, nell'esercizio 2016, uno scostamento negativo dell'11%», si legge nelle carte del concordato. Qualche miglioramento si è già registrato: a novembre 2017, le metro rispettavano il 75% delle corse programmate, a novembre 2018 si era arrivati al 98%.

LA BOCCIATURA
L'Agenzia di controllo sulla qualità dei servizi pubblici ha scritto che «l'andamento negativo della produzione» è attribuibile principalmente a tre fattori: poca manutenzione , mezzi obsoleti (tranne quelli della moderna metro C, che peraltro viaggiano controllati da remoto, senza conducente) e «la ridotta produttività del personale». Che andrà quindi aumentata, per tirare fuori l'Atac dalle secche della crisi.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA