Spada, il vademecum del clan con le regole per i killer: «Felpa e tatuaggi coperti, poi
nascondi la pistola e diamo fuoco a tutto»

Inchiesta Spada, nelle intercettazioni le istruzioni dei boss ai propri sicari

Spada, il vademecum del clan con le regole per i killer: «Felpa e tatuaggi coperti, poi nascondi la pistola e diamo fuoco a tutto»
di Michela Allegri
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Sabato 29 Aprile 2023, 22:29 - Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 11:11

Progettavano un omicidio e avevano studiato tutto nei dettagli: coprire i tatuaggi con felpe e cappucci, nascondere il volto con caschi integrali e occhiali da sole, liberarsi di armi e vestiti, crearsi un alibi. «Ti devi coprì con una magliettina a maniche lunghe, pure pantaloni. Ti metti il cappuccio che ti copre tutto e gli occhiali. Non mi fà caz...e, passa uno che ti riconosce e finisce che tocca ammazzarsi qui per strada con tutti, eh».

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L'inchiesta Spada

E ancora: «Che c’hai i tatuaggi sulle mani te? Devo prende i guanti pure per te allora! Prendo quelli buoni...

ma pure per le impronte hai capito?». Il manuale del perfetto killer emerge dalle carte dell’inchiesta che ha portato sul banco degli imputati Ottavio Spada: lui, per l’accusa, avrebbe procacciato l’arma per commettere un delitto, poi saltato grazie a un blitz dei carabinieri che stavano intercettando il clan. E per questa vicenda, a carico del boss, due giorni fa il pm Mario Palazzi ha chiesto una condanna a 8 anni di carcere, con l’accusa di detenzione di armi.


I DIALOGHI
A parlare nelle intercettazioni, nel 2015, sono Fabrizio Ferreri, per l’accusa mandante e organizzatore dell’azione di fuoco, e Danilo Salera che, insieme a Thomas Poliziani avrebbe dovuto rivestire il ruolo di esecutore materiale. L’agguato - poi saltato - si sarebbe dovuto compiere tra l’8 e il 9 agosto del 2015. Da un lato c’è la famiglia Spada, alleata con Ferreri, nipote di Terenzio Fasciani. Ottavio Spada e Ferreri, inoltre, sono cognati. I moventi dell’agguato sono molteplici: «Una vendetta nei confronti dell’autore, sconosciuto, degli atti incendiari che hanno colpito due veicoli e una moto di Ferreri nel 2014 e nel 2015», scrivono gli inquirenti, ma anche «vecchi rancori relativi ad uno scontro armato» nel corso del quale Ottavio Spada era stato ferito a un polpaccio. «L’azione era stata pianificata in ogni dettaglio esecutivo con meticolosa attenzione»: armi, tute, guanti, veicoli, attività di bonifica successiva.

LE INTERCETTAZIONI

L’8 agosto 2015 Ferreri e Salera sono insieme in macchina. Il secondo dà le direttive sugli indumenti da indossare: «Una magliettina a maniche lunghe, una cosa da buttà... pantaloni lunghi... La devi mette tutta chiusa e ti metti pure il cappuccio, capito? Perché quello ti copre pure tutto qua... Pure a lui muso e occhiali», raccomanda. E ancora: «Le scarpe mo le porto io quelle... che ci andavo in bicicletta... se ti metti delle scarpe antinfortunistiche ancora meglio». L’arma utilizzata per l’agguato doveva essere un revolver calibro 38: «Dopo mi porta pure la trentotto sua sottovuoto, vado vicino casa faccio una buca e sotterro tutto là». Dopo aver colpito il rivale, i killer sarebbero dovuti fuggire. Una volta raggiunto un nascondiglio all’Infernetto si sarebbero dovuti spogliare e avrebbero dovuto dare fuoco ai vestiti e allo scooter con cui erano scappati: «Lascio la tanica là, che qua è difficile che passano le macchine, lascio al volo subito la tanica sopra e bum, e ce ne andiamo subito». E poi l’alibi: «Andiamo tutti alla spa a fare la sauna».


L’ARMA
Il coinvolgimento di Spada viene ipotizzato dai carabinieri grazie alle intercettazioni, «con particolare riferimento al reperimento del materiale necessario a compiere il delitto, compresa l’arma da utilizzare», si legge negli atti. Dalle conversazioni emerge un appuntamento tra Ferreri e Spada. Subito dopo, in macchina, Ferreri commenta esplicitamente le caratteristiche e i dettagli di una pistola calibro 38 appena ottenuta: «È a canna lunga... Questa è un bestione... le botte stanno tutte dentro... Questo è un fucile».

 

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