Svaligia la palestra chiusa a Roma, poi si taglia le mani e minaccia i carabinieri con il sangue: preso il ladro di Ferragosto

Arrestato Giovanni Ricca, un romano di 35 anni. Il caso nel quartiere Ardeatino

Svaligia la palestra chiusa a Roma, poi si taglia le mani e minaccia i carabinieri con il sangue: preso il ladro di Ferragosto
di Andrea Noci
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Giovedì 17 Agosto 2023, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 07:57

È stato un Ferragosto passato in palestra quello di Giovanni Ricca, romano di 35 anni. Ma non tra i macchinari per il fitness e i bilancieri per il sollevamento pesi. Prima avrebbe spaccato il vetro della porta d'ingresso, per poi entrare nel centro sportivo To Live all'Ardeatino e rubare, secondo le accuse della procura di Roma, quattro computer, oltre 240 euro e una cassaforte. Avrebbe poi provato a scassinarla in mezzo di strada, non lontano dalla palestra, insospettendo un abitante del quartiere affacciato alla finestra, che ha visto la scena e ha subito chiamato il 112.

LA MINACCIA

Quando i carabinieri sono intervenuti, Ricca avrebbe iniziato a mordersi, per poi minacciarli col sangue delle ferite, gridando di poter attaccare loro delle malattie.

Gli agenti del Nucleo Radiomobile lo hanno arrestato, accusato di furto in abitazione aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. In sede di convalida la procuratrice Donatella Plutino ha chiesto la custodia cautelare in carcere, ma il giudice ha disposto per l'obbligo di firma.

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Sono le due del pomeriggio in via Aristide Leonori. Le strade sono deserte, tra chi è fuggito dalla città per provare a godersi una giornata di mare o chi si è spostato in campagna per la tipica grigliata di Ferragosto. Non c'è il consueto via vai di appassionati di sport che si ritrovano per allenarsi o per giocare a tennis alla palestra To Live, quel giorno chiusa. È in questo clima di quiete più totale che sarebbe entrato in azione Ricca, spaccando il vetro della porta d'ingresso per poterla aprire ed entrare nella palestra. Nel frattempo inizia a squillare il telefonino del responsabile della logistica del centro sportivo: sono i sensori d'allarme. «Le notifiche che mi arrivavano sul telefono mi hanno fatto preoccupare, così ho deciso di andare a controllare», dichiara ai carabinieri. Le telecamere di videosorveglianza del centro sportivo riprendono proprio il momento in cui il ladro esce dalla sala pesi con uno zaino a tracolla e una cassaforte, scardinata dal muro. Quando il responsabile della logistica arriva in palestra si trova davanti la porta d'ingresso distrutta, allora esce dal cancello per richiedere l'intervento delle forze dell'ordine. I carabinieri, però, erano già intervenuti dopo la segnalazione di un abitante del quartiere, che aveva sentito dei rumori strani provenire dalla strada. L'uomo si era affacciato e aveva visto Ricca mentre provava ad aprire la cassaforte con un tondino di ferro, preso da un cantiere non troppo lontano dall'ingresso della palestra. Quando i carabinieri arrivano, "pizzicano" Ricca ancora lì, mentre prova a scassinare cassaforte.

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LE FERITE

Appena i militari scendono dall'auto e chiedono spiegazioni, parte la furia dell'imputato che, con calci e pugni, prova a scappare, senza successo. A quel punto avrebbe tentato a mordersi per impaurire gli agenti minacciando di contagiarli con malattie dalle quali dice di essere affetto, come specificato anche nel capo d'imputazione. Una tesi che il legale difensore di Ricca prova a smontare in aula: «Il mio assistito, non ha segni di morsi sulle mani, semmai dei graffi, più adeguati alla colluttazione avuta con gli operanti». Nello zaino che ha con sé, i carabinieri trovano i quattro computer e diversi mazzi di chiavi della palestra. In una tasca dei pantaloni ci sono invece i soldi. Di fronte al giudice del tribunale monocratico, il 35enne romano respinge l'accusa essersi introdotto nella palestra. «Io ero lì a farmi gli affari miei, quando a un certo punto mi si è avvicinato un ragazzo - racconta Ricca - Mi ha lasciato lo zaino e mi ha chiesto se riuscivo ad aprire la cassaforte. Diceva che era di sua nonna, ma che non trovava più la chiave». Ricca non avrebbe accettato a cuor leggero: «Gli ho chiesto se fosse davvero sua, o se magari l'avesse rubata, non volevo avere problemi». Una tesi che non ha convinto il giudice.
 

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