La Grande Bellezza conquista l'Oscar ma a Roma i cinema chiudono stop alle proiezioni al Gregory

Cinema Gregory
di Cristina Montagnaro
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Sabato 8 Marzo 2014, 20:43 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 20:54

Chiss se a Will Smith qualcuno lo ha mai detto: il suo inconfondibile completo nero stato l’ultimo ad essere comparso sul maxi-schermo del cinema Gregory. Era giugno 2012, in proiezione c’era “Men in black 3”. Poi la sala ha serrato gli ingressi per sempre. Il proprietario Giorgio Ferrero, che gestisce il circuito Ferrero il cui fiore all’occhiello è la multisala Adriano, la racconta così : «E’ stato un dispiacere chiuderlo, ma era fortemente antieconomico, la sala con più di 600 posti aveva così pochi spettatori che non si poteva più tenerlo in piedi». Costi alti e poche presenze.

Perché a Roma è sempre più comune passeggiare per i quartieri e vedere la saracinesche abbassate di qualche sala storica. Negli ultimi trent’anni nella Capitale hanno chiuso più di 50 cinema. In tutti i quartieri, dal Centro al Nomentano, dai Parioli al Prenestino.

Tra le ultime sale che hanno chiuso i battenti c’è l’Empire, a Castro Pretorio, dismesso a fine 2012, ma con la prospettiva di un nuovo progetto cinematografico, che mira a farne una grande multisala. L’Embassy, di proprietà della casa di produzione Medusa ai Parioli, si è fermato nel giugno del 2012. L’Avorio, un cinema a luci rosse nel quartiere Pigneto, ha chiuso nel 2011. Stessa sorte a dicembre 2010 per il Metropolitan di via del Corso, che proiettava pellicole in lingua originale. Per gli spettatori ultimo film “The tourist”, dopo le luci si sono abbassate per sempre.

E questo il destino comune di molti cinema che non ce la fanno più e chiudono, in alcuni casi le strutture risultano abbandonate a se stesse per molti anni.

Come è capitato ad esempio al cinema Impero, nel quartiere di Torpignattara a Roma che ha chiuso più di trent’anni fa, nel 1978, e non ha più riaperto. Il proprietario Alessandro Longobardi, che ha anche due cinema quali il Diamante e il Preneste, afferma: «Per noi era molto importante, perché l’ha costruito mio nonno nel 1937 era un cinema-teatro molto bello con 1400 posti, è stato oggetto di ristrutturazione nel 2001, anche con l’ingresso di un gruppo inglese, purtroppo poi è stato occupato e non è stato possibile farne più nulla. Ora però è in fase di progettazione un’idea per fare dell’Impero un luogo di formazione culturale».

Stesso destino per il cinema Preneste, dove non è stato possibile realizzare un progetto culturale, nonostante fosse stato approvato dal Comune nel 2010, per l’occupazione abusiva degli spazi.

La scuola di teatro, però, Longobardi è riuscito a metterla in piedi in un altro cinema, il Diamante, sempre nel quartiere Preneste. Ora la vecchia sala abbandonata si è riconvertita in una scuola di arti performative, dove le persone di quartiere possono frequentare anche la scuola di arti circense.

Di esempi come questi purtroppo non ce ne sono molti a Roma. Il Ritz nel quartiere Africano è diventato un bingo. Il Paris del quartiere Appio era un cinema di prima visione, sin dagli anni ‘70 trasmetteva film come “Irma la dolce”, “Lawrence d’Arabia” e le pellicole di Scola: dal 2001 è chiuso.

Il Quirinale e il Quirinetta, cinema storici del centro storico, trasmettevano film di seconda visione e rassegne cinematografiche: chiusi anche loro.

Alcuni invece hanno ottenuto il cambiamento di destinazione e si trovano in zone di pregio della Capitale. Come l’Etoile di piazza in Lucina, un cinema teatro molto grande, che è diventato la sede della maison del lusso Louis Vuitton.

Quello che chiede l’Anec, associazione nazionale esercenti cinema, sono leggi uniformi e tempi certi che permettano di riconvertire le sale abbandonate, affiancando all’attività culturali, attività commerciali, come un negozio di dischi o un bar un ristorante, sul modello Fnac o Virgin.

Chiusi anche il Volturno, costruito nel 1922 e fermo dal 1998: era uno dei cinema a luci rosse della capitale; l’Augustus a corso Vittorio Emanuele chiuso dal 2006; a Trastevere la sala Troisi, chiusa dal febbraio 2013 ma con la prospettiva di un possibile progetto di riconversione.

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