Tor Tre Teste, dove il sogno è anche un campo di calcio

La chiesa di San Tommaso d'Aquino (Foto Vincenzo Livieri - Toiati)
di Laura Bogliolo
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Domenica 3 Novembre 2013, 10:14 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 09:26

​C' un posto dove la grancassa della citt inghiottita da stradoni desolati, dove salgono piramidi di canti che si compongono sulle notte di un cantante melodico napoletano che scalza Laura Pausini e Tiziano Ferro. «Voglio a tte, voglio a tte», scaraventa fuori dalla gola Francesco, 16 anni, seduto al bar di largo Appio Chieregatti, unico faro nelle sere di Tor Tre Teste dove si ascolta Gianni Celeste: «Ha trionfato al teatro del Quarticciolo», dicono i ragazzini con pensieri da grandi convinti che lì, a Tor Tre Teste, «il futuro non c'è» e non passa neanche al largo del più bello dei sogni. Lì, dove i viali silenziosi vengono storditi solo dal rombo di un bus di quell’unica linea Atac (la 556) che non passa mai e che dovrebbe collegare il quartiere «ai posti dove c'è vita»: il cinema di Centocelle, i licei sulla Casilina, il centro commerciale di Cinecittà. Lì dove una fermata della metro C viene definita «un sogno». «Se vuoi conoscere Tor Tre Teste ti accompagno io, tanto facciamo presto perché qui non c'è niente» dice Francesco.

LA SCUOLA SENZA SEDIE

Il «niente» è un ex parcheggio a due piani abbandonato in via Tovaglieri che spaventa anche i ragazzi più sfrontati più e che tutti si litigano: i giovani lo vorrebbero trasformare in un centro commerciale, i professori della scuola Ferruccio Parri di via dei Berio in uno spazio per insegnare musica, gli anziani del centro di via Roberto Lepetit in un «locale finalmente accessibile anche ai disabili». Per ora è solo un dormitorio per i senzatetto e il rifugio degli sbandati per bucarsi di droga. Il «niente» è lo spazio vuoto del laboratorio audio-visivo della scuola media Ferruccio Parri, «aula che non può essere usata perché non ci sono le sedie» dice la vicepreside Giovanna Da Rin rammaricata «perché quest’anno non ci sarà più la cattedra di musica». La professoressa vorrebbe «aprire ogni pomeriggio la scuola per accogliere i ragazzi del quartiere, trasformando l’istituto in un polo culturale». Francesco vede un «niente» che diventa «tutto» quando incontri don Andrea Carosella, parroco della chiesa San Tommaso D’Aquino: quasi arrossisce pensando a un campo di calcio che «forse non arriverà mai perché non ci sono soldi».

I PROGETTI

Torna la desolazione nel parcheggio dietro la chiesa di Dio Padre Misericordioso dell'archistar Richard Meier, di giorno usato dai papà per fare scuola guida alle figlie, di notte ritrovo di incontri sessuali. Il «niente» torna osservando le serrande abbassate di decine di negozi che hanno chiuso «per la crisi» lasciando al quartiere una sola via come punto d'aggregazione, via Tovaglieri: un supermercato, una gelateria e un giornalaio ai piedi del palazzo di vetro che Francesco Totti ha donato al Comune. Ma neanche Totti fa notizia nel quartiere dove ci si sente in gabbia, detenuti in attesa di un futuro tra il Quarticciolo dello spaccio al minuto, la Togliatti delle schiave della prostituzione, la Casilina degli insediamenti abusivi dei nomadi e via Pietro Fumaroli, la strada del delitto stile ’ndrangheta dove nel 2011 venne ucciso Angelo Di Masi. Il «niente» torna a scomparire parlando con Palmira Pasqualini, direttrice del coro Accordi e note dell’associazione L’incontro: «Abbiamo cantato tre volte per il Papa al concerto di Natale e facciamo beneficenza ad Abaco, associazione che si prende cura dei bimbi autistici». Poi c’è la grinta di Maurizio Pieroni, 70 anni, del centro anziani Lepetit che lotta da anni «per rendere accessibile il centro ai disabili». Ubaldo Capogna, 75 anni, volontario della Caritas racconta delle giovani famiglie che si «vergognano a chiedere i pacchi con il cibo». «Ecco, il quartiere è finito» dice Francesco, sguardo grintoso che ti fa sperare che tutto possa cambiare. Anche la sentenza secondo la quale per uno nato a Tor Tre Teste il destino è solo alle spalle: significa provenire da lì e non riuscire ad andare avanti.

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