Chiudono i campi abusivi: «Subito al via gli sgomberi»

Chiudono i campi abusivi: «Subito al via gli sgomberi»
di Simone Canettieri
3 Minuti di Lettura
Martedì 14 Aprile 2015, 20:58 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 13:23

Sgomberare tutte le sedici baraccopoli abusive sparse per Roma e, allo stesso tempo, riportare la legalità negli undici campi nomadi regolari della città. Come? Iniziando ad allontanare «da subito» - si parte oggi da quello di via Salone - chi non ha i requisiti per vivere in queste strutture. Non solo: il prefetto Franco Gabrielli ha in mente di utilizzare anche a Roma la direttiva contro i roghi tossici già usata a Napoli e Caserta nella Terra dei fuochi. Dinamiche diverse ma uguali risultati.

IL BLITZ

L’emergenza rom è considerata dall’ex capo della Protezione civile è una delle dodici priorità della Capitale. Al punto che sarà oggetto di un tavolo tematico (in tutto sono sette quelli attivati). Le linee guida per come muoversi sono state già delineate lunedì scorso durante il primo comitato per l’ordine e la sicurezza presieduto da Gabrielli a Palazzo Valentini. Il Campidoglio sarà protagonista di tutte le azioni sul campo, con il coordinamento delle forze dell’ordine.

Si parte questa mattina da via Salone, al Casilino, proprio dove lo scorso marzo una vigilessa è stata aggredita a sassate durante un controllo.

Nel campo vi abitano circa 300 persone, questa mattina saranno allontanate cinque famiglie. Per un totale di 80 tra uomini e donne che non hanno i requisiti tecnici per vivere nel campo, a partire dai limiti del reddito, ampiamente superati. Azioni di questo tipo, spiegano dal Campidoglio, proseguiranno a tappeto: «Fuori chi non è in regola e chi delinque. Roma non può più sopportare sacche di delinquenza diffuse», ha detto proprio nei giorni scorsi il sindaco Ignazio Marino.

D’altronde è questo il primo passo verso la chiusura di tutti i campi regolari, come da tempo impone l’Unione europea all’Italia e a Roma in particolare, visto che le procedure d’infrazione scattate per la Barbuta. Un progetto che il chirurgo dem continua a portare avanti, insieme con l’assessore ai Servizi sociali Francesca Danese, sapendo che non potrà concludersi domani. Anche perché il punto di caduta è sempre lo stesso: le case ai rom. Prima bisogna iniziare a bonificare quelli in regola e eliminare tutti gli altri.

IL PROVVEDIMENTO

Il prefetto Gabrielli l’altro giorno ha detto anche un’altra cosa molto importante rispetto all’emergenza dei rom in senso lato: «Per combattere la piaga dei roghi tossici, siamo pronti a usare la direttiva utilizzata nella Terra dei fuochi». Cosa prevede? La norma è complessa, ma tra i particolari più interessanti c’è l’introduzione del reato di combustione di rifiuti depositati in aree non destinate a discarica (con pene fino a due anni) e poi la mappatura delle aree inquinate. In questo modo si cercherà di andare anche più fondo ai traffici legati alla vendita e al riciclaggio dei metalli. Una misura forte, d’emergenza, inaugurata con un apposito decreto per risolvere il caso dei roghi tossici in Campania, specie nelle zone di Caserta e Napoli.

GLI INSEDIAMENTI

Tolleranza zero, invece, per le baraccopoli e i campi abusivi. Saranno tutti prima sgomberati e poi abbattuti. Il dossier è nella mani di Rossella Matarazzo, vicecapo di gabinetto di Marino e delegata per la sicurezza. «Gli interventi saranno molto tempestivi perché sono situazioni che non possiamo più tollerare: sono i romani a chiedercelo», spiega la poliziotta del Campidoglio. In tutto sono sedici gli insediamenti nel mirino. E presto, si parla di pochi giorni, le azioni di forza saranno tutte calendarizzate.

Il più grande, nella zona di Prati Fiscali, conta circa una ventina di baracche per un totale di duecento persone. Tutti gli altri, di dimensioni inferiori, sono sparsi nei quindici municipi della Capitale: Galla Placida, Ponte di Nona, Ponte dell’Industria, Magliana, Ostia, via Cardinal Capranica, Boccea e così via.