Roma, giovane morta dopo crisi epilettica, la mamma: «Mia figlia poteva essere salvata»

Roma, giovane morta dopo crisi epilettica, la mamma: «Mia figlia poteva essere salvata»
di Rosalba Emiliozzi
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Lunedì 16 Gennaio 2017, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 07:53

«Mia figlia poteva essere salvata». Assunta Perrotta, la mamma di Raffaella Novaldi, morta a 23 anni per una crisi epilettica, vuole tutta la verità sulla tragica fine della giovane di Tor Bella Monaca, «soccorsa dopo 40 minuti e molti tentativi di chiamare l'ambulanza, ci ha provato tutto il palazzo dove abito». Sul presunto ritardo sta indagano il pm Sabina Calabretta che ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di omissione di soccorso e disposto l'autopsia. Le indagini sono svolte dai carabinieri di Frascati.

La magistratura dovrà accertare se sua figlia sia stata vittima di un sistema che ferma le ambulanze per ore davanti ai pronto soccorso. Le è successo altre volte di attendere i soccorsi?
«Sette mesi fa, Raffaella ha avuto un malore non legato all'epilessia, ho chiamato i soccorsi, mi hanno passato il call center, volevano sapere l'età, se era fidanzata, se era andata a ballare, io ho replicato dura: mia figlia non beve, non si droga e non fuma, dovete correre e basta. Mi ricordo un rimpallo tra call center e altri operatori anche in lingua straniera, devono chiudere i call center e intervenire immediatamente».

Poi...
«Poi stiamo a Tor Bella Monaca e non veniamo trattati allo stesso modo, se era la figlia di un pezzo grosso c'erano ambulanze e lettighe».

Cosa è successo la sera di mercoledì 11 gennaio?
«Mia figlia ha avuto una crisi epilettica, poi è subentrato l'infarto, doveva essere soccorsa subito e da un medico, invece sono venuti in ritardo e con due infermieri. Me l'hanno portata via con un sacco dell'immondizia e una molletta in bocca».

Da quanto tempo combatteva con l'epilessia Raffaella?
«Dalla morte del padre, nel 2006, ma attacchi epilettici così forti non ne aveva mai avuti, aveva solo un tremolio alle mani qualche mattina, la botta forte l'ha avuta il 18 dicembre con ricovero di tre giorni, venne stabilizzata e aumentò la cura, poi mercoledì scorso».

Quando Raffaella è rimasta sola per meno di 15 minuti.
«Mia figlia doveva andare a una festa e io, anche su sua insistenza, sono uscita a mangiare la parmigiana, che avevo fatto, a casa dell'altra figlia. Ma mi sentivo qualcosa e sono rientrata prima»

La figlia era svenuta in bagno.
«Tutti chiamavano i soccorsi, io gridavo, al call center facevano sempre le stesse domande. Quando sono arrivate due ambulanze - una del 118 e l'altra mandata da un conoscente del palazzo - mia figlia respirava e si è toccata i capelli».

Poi lo choc del decesso al Policlinico Tor Vergata.
«Ma non è giunta morta, perché i medici uscivano e ci dicevano stiamo facendo del tutto, purtroppo è arrivata in arresto cardiaco. A noi ce l'hanno detto alle 11 di sera che era morta. E non è vero che abbiamo aggredito i sanitari al pronto soccorso, magari avessi saputo il nome della persona che ha negato l'ambulanza a mia figlia, altro che mani addosso, finiva male».