Gay ucciso, confessa l'assassino
«L'ho ammazzato io con un cacciavite»

Gay ucciso, confessa l'assassino «L'ho ammazzato io con un cacciavite»
di Marco De Risi e Maria Lombardi
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Venerdì 10 Gennaio 2014, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 12:05
L’ho ucciso io, con un cacciavite. Un interrogatorio lungo una notte, poi il racconto dell’ultima sera con Daniele Fulli, il parrucchiere gay di 28 anni trovato morto sul greto del Tevere.

Il sesso, la lite violenta e poi quei colpi alla nuca e all’inguine perché Daniele cercava qualcosa di più in quel rapporto e Andrea Troisio non cercava nulla, voleva solo che finisse. L’assassino ha 32 anni, è un tossicodipendente da qualche settimana in cura nella comunità di recupero Villa Maraini. Si frequentavano da poco, li avevano visti insieme sabato sera a piazzale della Radio e poi di Daniele non si era saputo più nulla. «Vado a mangiare una pizza con Andrea», aveva detto il parrucchiere a un’amica prima di sparire.



Troisio confessa dopo un lunghissimo interrogatorio in questura davanti al funzionario della squadra mobile Andrea Di Giannantonio e al pm Maria Caterina Sgro. La sera del 4 gennaio mangiano insieme e poi - quando è ormai notte - vanno a piedi sulla pista ciclabile, in via Pescaglia, alla Magliana. Il litigio, Andrea perde la testa e colpisce tre volte il parrucchiere con un cacciavite lungo 40 centimetri. Poi lo spinge giù lungo la scarpata e scappa portandosi dietro la borsa della vittima, dentro ci sono i documenti e il cellulare. Butta il cacciavite nel Tevere, si libera del telefonino della vittima e poi anche del suo sperando di non essere rintracciato.



LA NOTTE

Andrea torna a Villa Maraini dove frequenta da poche settimane il centro notturno di prima accoglienza e saltuariamente anche il centro diurno, la sua non è ancora «un’assistenza strutturata». È sconvolto, si confida con l’operatore del servizio notturno. «Ha accennato al fatto che gli era successo qualcosa di grave, si è lasciato andare ad allusioni», racconta Massimo Barra, fondatore di Villa Maraini. «Diceva di essere stato semplice testimone del fatto, ma faceva un racconto poco chiaro. Ha continuato a parlarne anche nei giorni seguenti. Come accade sempre in questi casi gli abbiamo consigliato di raccontare tutto alle forze dell’ordine, lo abbiamo accompagnato in questo percorso. Lui ha accettato e così ho chiamato il comandante della stazione dei carabinieri di Monteverde».



I militari lo vanno a prendere in comunità, poi l’interrogatorio in questura. Gli investigatori della squadra mobile, diretti da Renato Cortese, lo incastrano anche grazie ai tabulati telefonici che rivelano i continui contatti neli ultimi giorni tra lui e la vittima.



LA DENUNCIA

Il nome di Andrea (un bel po’ di reati alle spalle, dalla rapina alla guida in stato di ebrezza) era stato fatto dalla madre del parrucchiere ai carabinieri di Villa Bonelli dove la donna aveva presentato la denuncia per la scomparsa del figlio il 5 gennaio. Di lui avevano poi parlato ai poliziotti altri amici della vittima raccontando di averli visti insieme anche l’ultima sera. Il cadavere di Daniele è stato ritrovato martedì pomeriggio nel canneto sul greto del Tevere, a poche centinaia di metri dalla casa dove il parrucchiere viveva con la madre. Aveva i pantaloni abbassati e piccoli fori sulla nuca e sull’inguine che facevano pensare a colpi di un’arma affilata. Poi l’arresto del tossicodipendente. Il Campidoglio ha rimosso ieri alcuni manifesti di Militia Christi contro «Roma capitale dell'orgoglio omosessuale».
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