Regione, c'è una pista interna per la microspia nella poltrona

La microspia trovata alla Regione Lazio
di Paola Vuolo
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Mercoledì 22 Gennaio 2014, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 10:50
​La spia frequenta le stanze del potere: chi ha messo la cimice nella sala riunioni della Regione qualcuno che da qui pu entrare ed uscire senza fare nascere sospetti. Di questo sono convinti i carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci, che indagano sull’ultima spy-story del palazzo di via Rosa Raimondi Garibaldi. Nell’aprile scorso venne trovato un trasformatore elettrico nel controsoffitto della stanza dell’assessore al Lavoro Lucia Valente. Un apparecchio che secondo gli investigatori potrebbe addirittura essere stato piazzato lì perché qualcuno lo trovasse, quasi fosse un’intimidazione. Non era una vera cimice e non avrebbe mai funzionato.



LA PISTA INTERNA

Sono almeno due i motivi che al momento fanno ipotizzare che a piazzare la cimice non sia stata un’autorità giudiziaria. Prima di tutto, il fatto l’oggetto fosse stato sistemato nell’imbottitura di una poltrona prima sventrata e poi rimessa a nuovo. All’operazione, oltre ad un «tecnico», ha lavorato anche qualcuno in grado di rifare la tappezzeria dello schienale. Dunque o la poltrona è stata prelevata e dopo il «lavoretto» rimessa al suo posto, oppure il lavoro è stato eseguito da qualcuno che poteva contare su ore di tranquillità assoluta. L’altro tassello fuori posto è il fatto che l’apparecchio andava acceso volta per volta, premendo un pulsante nel bracciolo della poltrona. Quindi la gestione degli ascolti era affidata a qualcuno che entrava liberamente nella sala.



L’APPARECCHIO

La cimice è stata trovata sabato scorso durante una bonifica ambientale, l’apparecchio era stato inserito nello schienale della poltrona accanto a quella che di solito viene occupata dal governatore Nicola Zingaretti. La cimice, un modello di alcuni anni fa, era stata costruita dall’assemblaggio di componenti costruiti da diverse ditte, pezzi che si possono acquistare anche su internet. Era interamente nascosta nell’imbottitura della poltrona, ma c’era un filo sottile che fuoriusciva da un piccolo buco al lato dello schienale. Questo filo nero era stato incastrato fra il cuscino della seduta e il bracciolo, praticamente invisibile. All’estremità esterna c’era un minuscolo microfono con un pulsante altrettanto piccolo, per accendere e spegnere l’apparecchio.



L’INDAGINE

Da un primo esame degli esperti sembra che l’apparecchio potesse trasmettere fino ad una distanza massima di 30 metri e avesse le batterie da 1.5 volt, che garantiscono una durata totale di 4 settimane al massimo.

Quando la cimice è stata trovata il pulsante dell’accensione non era attivo, e questo per chi indaga può significare solo due cose: o lo spione non l’aveva ancora accesa, oppure la microspia era stata spenta dopo una registrazione. Cosa doveva captare? Una seduta su una gara d’appalto? Le decisioni su future strategie politiche del Governatore? Il nastro adesivo bianco che reggeva le batterie era nuovo, secondo i Carabinieri vuol dire che era stato attaccato da poco, altrimenti si sarebbe scurito e impolverato. I carabinieri hanno sequestrato le immagini girate dalle telecamere interne agli uffici della Presidenza regionale e saranno sentite le guardie giurate. Ieri mattina al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo è stata affidata un’informativa di dieci pagine. Il magistrato ha aperto un fascicolo per «intercettazione abusiva», è il reato ipotizzato e, ovviamente, non c’è ancora nessun nome iscritto al registro degli indagati. I prossimi accertamenti saranno seguiti dal pm Marcello Monteleone che a strettissimo giro sentirà gli autori della bonifica ambientale. Anche per capire quando sia stato fatto l’ultimo controllo nella stanza. E perché in questo caso si sia scelto di controllare l’ambiente palmo a palmo, fino a rintracciare il filo nel bracciolo della poltrona.
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