Mafia Capitale, la cassiera della "29 giugno": «Riempivo le buste di soldi ma Buzzi non diceva per chi»

Mafia Capitale, la cassiera della "29 giugno": «Riempivo le buste di soldi ma Buzzi non diceva per chi»
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 26 Ottobre 2016, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 08:36

Qualche giorno fa non si è presentato all'udienza del maxiprocesso a Mafia Capitale per una «sindrome parainfluenzale con disturbi gastrointestinali». Prognosi due giorni. Ieri invece Fabrizio Panecaldo, per vent'anni in Campidoglio come consigliere di area Pd, atteso come testimone chiave per le difese, non ha nemmeno giustificato l'assenza. Il risultato: alla prossima udienza dovrà essere scortato in aula dai carabinieri. Lo ha disposto il presidente della Corte, Rosanna Ianniello. Fatto l'appello il giudice si è accorta che due testimoni su quattro, interpellati dalla difesa dell'ex Pdl consigliere Giordano Tredicine, non c'erano. Assente per la seconda volta Panecaldo. Assente, ma per la prima volta, il consigliere comunale Pd Orlando Corsetti che non avrebbe ricevuto la notifica. «Per Panecaldo sccompagnamento coattivo per il 2 novembre» ha disposto il giudice. Solo una dimenticanza, ha fatto sapere poi lui. «Per la prima volta in vita mia ho dimenticato un appuntamento importante».

LE MAZZETTE
Una giornata di routine del maxiprocesso: tra politici che non si presentano per testimoniare e impiegate che parlano di mazzette. L'udienza si è aperta con la teste Michela Renzi, una dipendente della 29 Giugno, la coop storica di Salvatore Buzzi, il braccio economico del presunto sodalizio romano con a capo a Massimo Carminati. Che, fra non so e non ricordo, ha raccontato come Nadia Cerrito (la cassiera di Mafia Capitale che portava sempre nella borsetta il libro nero delle mazzette) preparava le buste in ufficio con i contanti. «La cosa veniva fatta alla luce del sole» ha detto la testimone. «Ma non ci diceva a chi andavano i soldi». «Ho notato che la Cerrito estraeva dalla borsa l'agendina durante il giorno e annotava le varie operazioni». L'impiegata ha ricordato che «anche un'altra collega preparava le buste». «Ho visto Carminati un paio di volte» ha aggiunto alla fine, «ma non sapevo chi fosse, non lo conoscevo». Dopodiché è stata la volta sul banco degli imputati di Erica Battaglia, ex presidente della commissione politiche sociali del Campidoglio. «Con Buzzi ho un'amicizia antica» ha detto. «E' il presidente di una grande coop che ha come missione il reinserimento nel mondo del lavoro dei detenuti». «Mai pressioni per la presentazione di delibere».

Alla fine però la testimone ha ammesso di aver ricevuto un contributo regolare dalla 29 Giugno per la sua ultima campagna elettorale di 5.000 euro e poi, su spinta di Claudio Caldarelli, una delle spalle di Buzzi, veicolato al capo del quinto dipartimento Isabella Cozza un progetto odontoiatrico da 115.000 euro per le fasce deboli come i rom. «E Buzzi l'ha poi sollecitata?» ha chiesto il pm Tescaroli. «Non ricordo». Caldarelli a quel punto, da dietro la gabbia dell'aula bunker, ha specificato di aver frequentato l'assessorato al patrimonio perché sollecitato da Buzzi: «Volevano regolarizzare la sede della coop di via Pomona, occupata. Ma anche di interessarmi a quella di via del Frantoio» che, secondo l'accusa, sarebbe stata occupata col beneplacido del funzionazio comunale Mario Cola per farne un centro per minori non accompagnati. «Per via del Frantoio è stato impossibile procedere però. In Campidoglio non sono riusciti a capire nemmeno se l'immobile fosse del Comune o della Provincia».

ALTRI INDAGATI
Dall'udienza, intanto, è emerso che un filone di Mafia Capitale, il quarto, è ancora aperto. Da un controllo sollecitato in aula dalla presidente è emerso che l'ex assessore comunale all'Ambiente Marco Visconti è ancora indagato e per lui non è stata sollecitata la richiesta di archiviazione. Visconti era finito nella lista degli indagati con l'accusa di corruzione. Lo aveva tirato in ballo l'ex amministratore di Ama, Franco Panzironi.

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