Il progetto. L’idea, nata dall’assessorato allo Sport in collaborazione con l’assessorato alle periferie, è stata sposata anche dal sindaco. La Fifa è rimasta entusiasta del progetto e ha praticamente dato il via libera a un’operazione rivoluzionaria. L’obiettivo consiste infatti nel portare al centro dell’universo realtà difficili, zone dove regnano emarginazione e disagio sociale. E dove soltanto avere a disposizione un campetto per dare due calci al pallone sembra un’impresa. In questo contesto si inserisce perfettamente l’oratorio Don Bosco, «dove ragazzi e bambini trascorrono molto del loro tempo – spiega l’assessore allo sport Luca Pancalli – in questo modo l’oratorio gioca un ruolo di aggregazione molto importante, un ruolo che va recuperato. Qui non c’entra la demagogia, lo sport è anche incubatore di un percorso formativo». Al Corviale invece è in piedi un progetto chiamato «calciosociale», uno strumento di integrazione e sviluppo attraverso regole speciali che consentano a persone di tutti i generi e di tutte le età di giocare insieme. In questo caso, l’idea è di utilizzare il «campo dei miracoli» - già in costruzione a via di Poggio verde - per una partitella con uno spettatore d’eccezione in tribuna, la coppa del mondo.
Totti e Klose. La macchina organizzativa si è appena messa in moto. La Fifa si è resa sin da subito disponibile e per questo si starebbe pensando di coinvolgere due personaggi rappresentativi del calcio romano, Francesco Totti e Miroslav Klose, giocatori simbolo di Roma e Lazio. Il capitano giallorosso tra l’altro la coppa l’ha vinta e alzata a Berlino nel 2006, l’attaccante laziale è uno dei bomber più prolifici nella storia del torneo internazionale e proprio nell’anno in cui trionfò la nazionale guidata da Lippi fu capocannoniere con 5 reti. E non è escluso che entrambi possano essere convocati dalle rispettive nazionali per il Brasile. Portare nelle periferie la coppa del mondo e allo stesso tempo un campione di questa portata, significherebbe permettere soprattutto ai più piccoli di vivere un’emozione irripetibile. Una foto ricordo da conservare gelosamente. «La coppa - conclude Pancalli - è la sintesi della passione di milioni e milioni di appassionati, ci piaceva l’idea che il calcio di strada come elemento di socialità potesse riappropriarsi di questo mondo». Un progetto che aveva in seno un terzo passaggio originale. Un carcere. Rebibbia o Regina Coeli. La Fifa, per una serie di procedure legate alla sicurezza, ha preferito evitare. Anche se, a pensarci bene, posto più sicuro di un carcere, non esiste al mondo.
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