Verde abbandonato Intanto il verde della città è ormai pressoché abbandonato a se stesso. Salvo i casi in cui i cittadini l’hanno adottato, questo avviene spesso in periferia. Eppure la capitale con i suoi 4.500 ettari di parchi, ville, giardini e aiuole, non ha eguali in Europa. Sono censiti uno per uno con una scheda, compresi i pini sulla Colombo. «Ma sono vecchi di 80 anni e andrebbero tolti e al massimo rimessi», disse a suo tempo Tommaso Profeta, ex capo della Protezione civile di Roma, che ricorda: «Per anni sono state possibili le potature anche grazie ai soldi della Regione che si sono via via ridotti e poi annullati». Paradossalmente ha dato una mano, la nevicata di due anni fa, che ha provocato un’enorme potatura naturale.
Stavolta sono bastati i primi freddi, seppure di portata eccezionale. Monumenti, muri, alberi, laddove il livello di manutenzione si abbassa, il rischio si fa più alto. «L’albero esternamente era in ottima salute con aghi verdi e chioma folta - fanno sapere dall’assessorato all’ambiente - ma aveva un apparato radicale poco sviluppato. Così è caduto, stremato dalle raffiche di vento». Quanto ai tiranti che cingevano il pino, «non è una tecnica adottata dal Servizio Giardini (tranne due su via Appia e uno a via dei Cerchi), dunque «è da appurare chi li abbia messi», hanno precisato. «Il problema è che gli alberi di Roma - ricorda Vanna Mannucci di Italia Nostra -sono tutti vecchi salvo quelli nei quartieri nuovi. E stressati dalle condizioni atmosferiche, dall’uso improprio delle auto, dai lavori stradali. L’ultimo censimento è di 7 anni fa, bisognerebbe farne un altro ma con il bilancio stracciato che ha l’assessorato all’ambiente dove va? Una soluzione va individuata per le alberate, quelle critiche vanno demolite, il problema è che tutte lo sono».
«E’ impensabile morire travolto da un albero, quello che manca è una costante manutenzione del verde» interviene Giovanni Delle Cave, vicepresidente dell’Associazione europea familiari e vittime della strada, che imputa la responsabilità all’amministrazione comunale. «Le piante cadono come foglie e diventano una minaccia anche perché sono troppo a ridosso delle strade senza considerare il limite di legge che impone stiano ad almeno 3 metri dall’asfalto».
Le zone a rischio Basta passeggiare sul lungotevere per capire di che parla. Ma le zone dove gli alberi rappresentano un potenziale pericolo in occasioni di nubifragi o raffiche vanno dalla Flaminia alla Cassia, da via Nomentana all’Aventino, dalla Garbatella a Prati, fino a Ostiense. In via Cesati a Centocelle, gli abitanti da settimane sollecitano l’ufficio giardini per la messa in sicurezza di alberi pericolanti. Solo nei giorni scorsi, gli interventi di vigili del fuoco, servizio giardini e Protezione civile sono stati più di 150; solo quelli effettuati dopo il nubifragio dell’11 novembre sono stati 80 e hanno riguardato alberi divelti dal terreno. Le maggiori criticità nel quadrante nord, soprattutto II, III e XV municipio. Alti 25 metri con un diametro di 100 centimetri, i pini di Roma ma anche i platani, hanno, se piantati e non nati dove si trovano, radici molto superficiali che ne pregiudicano la stabilità. Negli ultimi 3 anni le potature hanno interessato 40mila piante.
L’Aci nel report annuale sugli incidenti stradali ha classificato nella categoria ostacoli accidentali anche quelli attribuibili agli alberi caduti. Su scala nazionale nel 2011 tali incidenti sono stati 3.640, nel 2012, 3.573. Oltre il 3% ha interessato la città di Roma.
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