Atac, stretta sui turni dei macchinisti: dovranno timbrare badge in metro

Atac, stretta sui turni dei macchinisti: dovranno timbrare badge in metro
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 26 Ottobre 2017, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 20:11

I macchinisti dell'Atac dovranno timbrare l'odiatissimo badge all'interno della cabina di guida dei treni. Per i furbetti del cartellino, abituati a scambiare i turni e a passare l'orario di servizio nelle rimesse, certe scaltrezze clandestine dovrebbero diventare di più difficile attuazione. La riforma del badge, finora solo ventilata nelle riunioni interne con i sindacati, dovrebbe essere inserita nel piano industriale per rilanciare la malandata azienda dei trasporti di Roma, alle prese con un debito da 1,3 miliardi di euro. Entro domani il presidente e amministratore delegato, Paolo Simioni, dovrebbe consegnare ai giudici del Tribunale fallimentare una bozza del piano; per la versione definitiva, invece, c'è tempo fino a fine novembre. Ma le linee guida sembrano già tracciate e uno dei punti chiave sarà l'aumento della produttività. I conducenti di bus, metro e tram dovranno lavorare un'ora in più (si passerà da 37 a 38 ore settimanali), mentre per operai e meccanici delle officine l'aumento sarà di 2 ore, come ha raccontato il Messaggero la settimana scorsa.

Ma per rendere davvero efficiente la più grande partecipata dei trasporti d'Italia, gravata da un tasso di assenteismo record (il 12%, ferie escluse, il doppio di Milano), la nuova governance ha in mente di controllare da vicino anche la «produttività effettiva» dei 12mila dipendenti. Per vagliare la qualità delle prestazioni, non solo la quantità. Oltre a rendere più stringenti i controlli sulle giustificazioni di malattie, congedi e permessi sindacali, l'azienda ha intenzione di aumentare le ore di guida dei conducenti, che oggi passano parte dei turni fermi nei depositi. Da qui l'idea di introdurre la timbratura del badge non più o non solo nelle rimesse, come avviene dal luglio 2015, ma direttamente nella cabina di guida dei convogli.

«CARTELLINO DIMENTICATO»
Del resto già l'ex direttore generale, Bruno Rota, nei pochi mesi passati al timone dell'Atac aveva dichiarato più volte che una delle urgenze principali per rimettere in carreggiata la società del Campidoglio è, paradossalmente, «far lavorare i dipendenti, perché oggi non riusciamo a coprire i turni». Molti macchinisti, aveva denunciato l'ex diggì prima delle dimissioni presentate alla fine di luglio, «non timbrano l'ora di entrata e di uscita e nessuno controlla». Già durante l'estate, di fatti, Atac ha varato una prima stretta sulla timbratura del cartellino, per mettere fine a una serie di malcostumi su cui, fino a quel momento, si era chiuso un occhio. Non è più «consentita elasticità o tolleranza rispetto all'inizio del turno», ha scritto il direttore del Personale, Paolo Coretti, sfornando un ordine di servizio che ha inasprito le sanzioni per chi timbra il cartellino anche solo con qualche attimo di ritardo (sono previste decurtazioni dallo stipendio) e avvertendo che chi dimentica a casa il tesserino troppo spesso rischia di finire sotto procedimento disciplinare, ma anche di ritrovarsi con una busta paga più leggera, dato che «in caso di inosservanza dell'obbligo di timbratura sarà retribuito soltanto il tempo macchina programmato per quel turno», quindi i minuti di guida effettiva.

LE PROTESTE
Resta da capire quale sarà la reazione dei macchinisti, ora che i trucchi con il cartellino saranno più complicati da mettere in pratica.

I pregressi non sono buoni, dal punto di vista del servizio. Quando due anni fa l'ex sindaco Ignazio Marino introdusse l'uso del badge, fino a quel momento sconosciuto ai conducenti della metro, per un mese intero i treni delle linee A e B viaggiarono al rallentatore. Uno sciopero bianco di cui nessuno, in Atac, vorrebbe vedere il remake.

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