Roma, uccise l'amico con un pugno, il pm: «Deve restare in carcere»

Roma, uccise l'amico con un pugno, il pm: «Deve restare in carcere»
di Adelaide Pierucci
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Sabato 13 Agosto 2016, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 16:23

Uccise con un pugno, per la procura non merita la scarcerazione. Il pm Antonio Calaresu si è opposto alla richiesta di revoca della misura cautelare in carcere avanzata ai giudici del Riesame dalla difesa di Simone Medvescek, conosciuto come Meddi, il venticinquenne di Ostia che a fine luglio ha ucciso con un destro l'amico Alessandro De Simoni, 27 anni. L'arrestato non avrebbe mostrato pentimento, anzi avrebbe cercato di scaricare la responsabilità sulla vittima, dopo aver agito con una violenza inaudita. «Siamo di fronte a un omicidio commesso da un bravo ragazzo», ha scritto il pm, «è agghiacciante come un giovane incensurato, con un lavoro ed appartenente a un ambiente sociale del tutto pulito, manifesti una propensione a una inaudita violenza e non abbia avuto nessun freno inibitorio al violentissimo pestaggio a vie di fatto: con esito mortale per la vittima. La sua facilità alla violenza lo rende molto pericoloso», ha concluso il pm. Che ha poi sollevato un altro elemento a carico di «Meddi», quello di aver cercato di scaricare sulla vittima la responsabilità dell'accaduto. «Al contrario tutti i risultati investigativi per ora inducono a ritenere che egli abbia mentito per alleggerire la sua posizione. Dopo un reciproco apostrofarsi la vittima è stata improvvisamente aggredita, immobilizzata al collo e colpita molto violentemente, forse più volte al capo. Nessuna rivisitazione critica del proprio operato da parte dell'indagato solo tentativi di scaricare su una persona deceduta la responsabilità dei fatti».

 

 
L'AUTOPSIA
Le lesività alla bocca e al collo rilevate con l'autopsia (ossia la frattura della mascella e dell'osso occupilare con ematoma subdurale) sarebbero perfettamente compatibili con una azione di afferramento con la mano sinistra e con uno o più violentissimi pugni con la mano destra, tanto che l'indagato (che è andato via senza chiamare i soccorsi) ha riportato la frattura del terzo e quarto metacarpo destro. C'è di più. L'accusa non esclude l'aggravante della premeditazione. Simone «Meddi» infatti si era fatto accompagnare da un amico vicino al Porto, nel luogo dell'appuntamento con la vittima. «Farsi accompagnare da una persona e telefonare alla vittima per farlo uscire potrebbe integrare l'aggravante della premeditazione». La difesa invece punta al riconoscimento dell'omicidio preterintenzionale. «Il ragazzo non era armato. E' stata una disgrazia» ha detto l'avvocato Anna Maria Anselmi. La decisione della scarcerazione ora spetta ai giudici del Riesame.