Roma, morto ragazzo aggredito da un coetaneo. La famiglia: «Ora quello lì deve pagare fino in fondo»

Roma, morto ragazzo aggredito da un coetaneo. La famiglia: «Ora quello lì deve pagare fino in fondo»
di Raffaella Troili
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Mercoledì 27 Luglio 2016, 08:51

E' morto per un frainteso, una chiacchiera, un battibecco. Nessun attentato, nessuna guerra, Alessandro De Simoni, 27 anni, è stato aggredito a pugni domenica sera sotto casa, in via delle Ancore, Ostia Nuova. Da un coetaneo, Simone Meddi, il fratellastro della fidanzata sedicenne di suo fratello Tiziano. Ieri i medici hanno avvisato la famiglia, che già non nutriva speranze. «Morte cerebrale, non c'è niente da fare», i familiari hanno firmato i documenti per l'espianto degli organi. «Dicono che il cervello è scoppiato», spiega in modo semplice Ada, la giovane compagna di Alessandro, che ora vuole giustizia, prova tanta rabbia. Quando è scesa, preoccupata, ha trovato Meddi che saliva in macchina con un amico e il suo fidanzato a terra in una pozza di sangue. «Alcuni testimoni mi hanno detto che ha continuato a colpirlo anche quando era a terra».
E poi c'è dell'altro, che non serve a niente, solo veleno, solo tentativi di coprire ciò che è nato per un motivo più banale: quella denuncia, dopo che lei e la sorellastra di Meddi, sono state fermate in un centro commerciale, da Guess, con una borsa antitaccheggio piena di roba. «Era stata lei a prenderla, non voleva assumersi le sue responsabilità, Ale gliel'aveva detto, chissà lei che è andata a raccontare».
 
IL RANCORE
Già perché sempre ad Ada hanno raccontato altro. «Ho saputo che la mamma di Meddi va a dire in giro che il figlio ha fatto bene, perché il mio Alessandro ci provava con la figlia. Ma come si permette? Chissà cosa è andata a dire in giro? L'aveva chiamata perché non gli restituiva una foto della nonna, che è morta, nulla più. Non ho più lacrime per piangere, ma gliela farò pagare». Chiacchiere oramai, il padre Sandro è solo pieno di dolore, la madre Annamaria e Ada invece sono piene di rabbia. «Era sceso per parlare, quello è venuto da Ostia Antica con un tirapugni, è un omicidio, lo devono chiudere in carcere, deve pagare, non me lo voglio trovare agli arresti domiciliari solo perché era incensurato».
Sono tutti riuniti fuori alla Rianimazione del San Camillo. A pezzi, a farsi coraggio. La mamma Annamaria non ha la forza di parlare. «Mi sembra un sogno, non ci posso credere. Una tragedia così, per una chiacchiera di una ragazzina di 16 anni».
Doveva partire il 15 agosto Alessandro: lui e la fidanzata, una settimana in Polonia, «mi diceva mamma, così non ti scoccio, non ti vengo sempre a casa. Che poi quando mangiava da me, pensava sempre a Ada, che tornava tardi dal lavoro: mi diceva mamma, lascia un po' di pasta da parte per lei, che gliela porto».

LA FIACCOLATA
Alessandro stava con Ada, 21 anni, da sei anni, da due anni convivevano. «Con me si era calmato, prima mi hanno detto che era un macello. Ma le voci, le cattiverie non le accetto. Quello lì è venuto con l'intenzione di massacrarlo. Sul viso ha i segni di un tirapugni. E deve pagare anche chi è stato lì a guardare, l'amico che ha accompagnato Meddi sulla Clio nera. Non l'ha fermato, non ha prestato soccorso, questo come si chiama? Favoreggiamento». Ada è stanca, ma lucida, Ada combatte, «appena mi riprendo, vedono tutti». Intanto ieri sera candele sono volate in cielo all'Idroscalo in onore di Simone; stasera alle 21,30 si svolge una fiaccolata. «Parte da sotto casa nostra, in via Enea Picchio, fino all'Idroscalo».