Acilia, tra i condomini lite prima della tragedia: «Togliete le bombole o saltiamo tutti in aria»

Acilia, tra i condomini lite prima della tragedia: «Togliete le bombole o saltiamo tutti in aria»
di Mirko Polisano
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Venerdì 30 Dicembre 2016, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 12:49

Una lite tra vicini di casa. Su questo si stanno concentrando le indagini dei carabinieri di Ostia che indagano sul crollo della palazzina di via Giacomo della Marca a Dragoncello costata la vita a Debora e Aurora, mamma e figlia morte a seguito dell'esplosione. Da quanto ricostruito dagli inquirenti, pochi giorni prima del dramma, tra i proprietari dell'appartamento e gli inquilini provenienti dallo Sri Lanka ci sarebbe stata un'animata discussione riguardo alcuni arretrati negli affitti e nel pagamento delle utenze di luce e gas, al punto da costringere le società di gestione a sospendere la fornitura. Più volte i proprietari hanno minacciato di segnalare ai vigili urbani la presenza pericolosa delle bombole di gas, utilizzate dai cingalesi per cucinare e riscaldarsi. I fusti erano conservati sia dentro l'appartamento che in balcone a contatto con fonti di calore. Una convivenza difficile culminata, stando alle carte in mano ai militari, con una promessa di sfratto esecutivo.
 

 


I PRECEDENTI
Proprio pochi giorni fa, una vicina ha notato che il gruppo di stranieri rientrava a casa con una grossa bombola da cucina. L'impianto potrebbe essere proprio quello sequestrato dai carabinieri ieri in tarda mattinata, rinvenuto ancora carico di gpl e consegnato ai tecnici per le analisi. Al momento si esclude che possa essere questo l'innesco della deflagrazione. Sono tre gli elementi su cui si sta incentrando l'inchiesta della procura di Roma: un tubo del gas considerato «non a norma», un allaccio abusivo e le bombole di ossigeno rinvenute nel sottostante studio dentistico, che potrebbero aver giocato da detonatore in un secondo momento. Sarebbero almeno due infatti gli scoppi che si sono registrati nella palazzina. Il primo probabilmente partito dall'appartamento dei cingalesi saturo di gas a causa di una dispersione e il secondo qualche minuto dopo quando il gpl è entrato in contatto con le attrezzature del laboratorio odontoiatrico.

LE PERIZIE
Impossibile, secondo gli esperti che una sola bombola abbia potuto sgretolare una palazzina intera e provocare un'esplosione del genere. Ipotesi questa avvalorata anche dalla circostanza che le pareti non sono state trovate annerite, circostanza che si verifica in caso di esplosione provocata da bombole di gas. Da quanto si è ricostruito l'inferno sarebbe scoppiato quando la cognata della vittima, ricoverata in codice rosso al policlinico Gemelli, ha acceso la luce nell'appartamento al secondo piano, quello di fronte l' abitazione dei cingalesi. Possibile dunque che l'ambiente fosse già carico di gas. I sei cingalesi sono stati sentiti dai carabinieri di Ostia la scorsa notte. In zona a Dragoncello non sono più tornati, sarebbero stati sistemati in un residence all'Eur lontano anche dagli altri sfollati e ora le forze dell'ordine temono anche che nel quartiere possa registrarsi un clima di tensione sociale.

LE ACCUSE
Il rischio di ritorsioni nei loro confronti non è da sottovalutare. Questa mattina, al policlinico di Tor Vergata saranno effettuate le autopsie sui corpi delle due vittime. A disporle è stato il pm Mario Palazzi, che procede contro ignoti per disastro colposo e omicidio colposo. Il magistrato ha anche deciso di acquisire le planimetrie dell'edificio per studiare la dislocazione degli appartamenti. I vigili avrebbero anche contestato degli abusi edilizi in passato.