Palazzina crollata ad Acilia, ipotesi esplosione di più bombole di gas

Palazzina crollata ad Acilia, ipotesi esplosione di più bombole di gas
di Mirko Polisano
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Venerdì 30 Dicembre 2016, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 12:51

Tre cittadini dello Sri-Lanka potrebbero presto rispondere dell’accusa di pluriomicidio colposo. Il cerchio delle indagini sulle responsabilità di chi ha provocato il crollo della palazzina di via Giacomo della Marca a Dragoncelo e la morte di Debora e della piccola Aurora si stringe sul gruppo di cingalesi che abitava uno degli appartamenti della famiglia Catinari. Su questo sta lavorando la Procura insieme ai carabinieri di Ostia che stanno portando avanti l’inchiesta.

EPISODIO SOSPETTO
L’attenzione degli inquirenti si sta concentrando su una lite tra vicini di casa, avvenuta soltanto qualche giorno precedente all’esplosione di mercoledì pomeriggio. Da quanto ricostruito dai militari, tra i proprietari dell’appartamento e gli inquilini provenienti dallo Sri Lanka ci sarebbe stata un’animata discussione riguardo alcuni arretrati negli affitti e nel pagamento delle utenze di luce e gas, al punto da costringere le società di gestione a sospendere la fornitura. Più volte i proprietari hanno minacciato di segnalare ai vigili urbani la presenza pericolosa delle bombole di gas, utilizzate dai cingalesi per cucinare e riscaldarsi. I fusti erano conservati sia dentro l’appartamento che in balcone a contatto con fonti di calore.

Ecco perché adesso sono chiamati a rispondere dei reati contestati e il loro nome potrebbe già nelle prossime ore comparire nel registro degli indagati. Una convivenza difficile culminata, stando alle carte in mano ai carabinieri, con una promessa di sfratto esecutivo. Soltanto pochi giorni fa, una vicina ha notato che il gruppo di stranieri rientrava a casa con una grossa bombola da cucina. L’impianto potrebbe essere proprio quello sequestrato dai carabinieri ieri in tarda mattinata, rinvenuto ancora carico di gpl e consegnato ai tecnici per le analisi. Al momento si esclude che possa essere questo l’innesco della deflagrazione. Sono tre gli elementi su cui si sta incentrando l’inchiesta della procura di Roma: un tubo del gas considerato «non a norma», un allaccio abusivo e le bombole di ossigeno rinvenute nel sottostante studio dentistico, che potrebbero aver giocato da detonatore in un secondo momento. Sarebbero almeno due infatti gli scoppi che si sono registrati nella palazzina. Il primo probabilmente partito dall’appartamento dei cingalesi saturo di gas a causa di una dispersione e il secondo qualche minuto dopo quando il gpl è entrato in contatto con le attrezzature del laboratorio odontoiatrico. Impossibile, secondo gli esperti che una sola bombola abbia potuto sgretolare una palazzina intera e provocare un’esplosione del genere. Ipotesi questa avvalorata anche dalla circostanza che le pareti non sono state trovate annerite, circostanza che si verifica in caso di esplosione provocata da bombole di gas. 

LA DIFESA
I cingalesi rintracciati solo in tarda serata hanno sostenuto di avere sempre avuto accortezze con le bombole. «Ne avevamo una in casa», hanno detto durante l’interrogatorio. I carabinieri, guidati colonnello Alessandro Nervi, intanto, per far luce sui rapporti tra i padroni della villetta e gli inquilini insolventi, hanno recuperato il contratto d’affitto, regolarmente registrato. Da un altro testimone chiave però si attendono chiarimenti del disastro. Oggi per la famiglia Catinari sarà un altro giorno di dolore. All’istituto di medicina legale del policlinico di Tor Vergata, saranno effettuate le autopsie sui corpi delle due vittime. A disporle è stato il pm Mario Palazzi, che procede contro ignoti per disastro colposo e omicidio colposo. Il magistrato ha anche deciso di acquisire le planimetrie dell’edificio per studiare la dislocazione degli appartamenti. I vigili avrebbero anche contestato degli abusi edilizi in passato.
 

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