Una porta senza maniglia per accedere alle aule del Tribunale penale di Roma. Questo è il metro di quanto il palazzo di giustizia di piazzale Clodio sia "respingente", e, a volte, anche pericoloso. Camminare sovrappensiero, magari distratti dalla lettura di un atto giudiziario, potrebbe essere fatale per avvocati e magistrati.
Tribunale di Roma tra calcinacci, degrado e fascicoli abbandonati: viaggio a Piazzale Clodio
BUCHE E GRADINI ROTTI
Nel cortile interno, infatti, si sono create delle vere e proprio voragini nell'asfalto.
L'altra immagine emblematica di questo degrado è quella pubblicata martedì scorso su "Il Messaggero": da quasi un mese una lamiera arrugginita si è staccato dal soffitto del portico di piazzale Clodio, per via delle infiltrazioni, e penzola minacciosa come una ghigliottina, mentre l'acqua gocciola dall'alto. L'area è stata transennata, ma nessun addetto alla manutenzione è finora intervenuto per sistemare la falla. Mentre ieri, miracolosamente, si è visto un operati al quarto piano sostituire un neon divelto. Sempre rimanendo in tema sicurezza, al piano sotterraneo dell'edificio della Procura (come abbiamo già denunciato nel nostro reportage) si trovano migliaia di fascicoli giudiziari ammassati in attesa di essere mandati al macero. In caso di incendio potrebbero amplificare le fiamme, anche perché le pile di faldoni impediscono persino di arrivare agli estintori.
ACQUA NON POTABILE
I bagni di piazzale Clodio meritano un capitolo a parte. Quelli accessibili al pubblico sono a dir poco indecorosi: sporchi, senza carta igienica, senza sapone e spesso inagibili. Nei servizi destinati alle donne al primo piano dell'edificio A (vicino alle aule gup) c'è un lavandino incellofanato, probabilmente perché otturato. Sopra c'è un cartello, con un avviso ricorrente: «Acqua non potabile». Nel palazzo di giustizia, infatti, ciclicamente scatta l'allarme legionella. Alcuni servizi igienici femminili del terzo piano della Procura sono chiusi: «Guasto. Non usare, senza acqua». Altro bagno, altro cartello: «Non lasciare gli assorbenti per terra», e sotto la scritta a penna: «Peccato che non ci sia un cestino dove gettarli». La pulizia della cittadella giudiziaria è a dir poco carente, così come il senso civico di alcuni suoi utenti: cicche nei corridoi, polvere ovunque, pareti sudice, mobili accatastati. Ieri due operai che stavano imbiancando un pezzettino di muro facevano quasi tenerezza. A suggellare il degrado generale, un ultimo avviso: «Cortesemente si chiede di non urinare nei secchi dell'immondizia, grazie».