Tribunale di Roma tra calcinacci, degrado e fascicoli abbandonati: viaggio a Piazzale Clodio

Lamiere arrugginite, documenti con dati sensibili nei corridoi, pc e stampanti rotte. I magistrati: «Così non si può lavorare»

Tribunale di Roma tra calcinacci, degrado e fascicoli abbandonati: viaggio a Piazzale Clodio
di Valeria Di Corrado
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Martedì 28 Febbraio 2023, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 11:24

Se il buongiorno si vede dal mattino, lo stato in cui versa il tribunale penale di Roma è evidente già varcando la soglia del suo ingresso. Da quasi un mese, ormai, si è staccato un pezzo del soffitto del portico di piazzale Clodio, per via delle infiltrazioni: una lamiera arrugginita penzola minacciosa come una ghigliottina, mentre l’acqua che gocciola dall’alto ha creato una grossa macchia scura sul pavimento. L’area è stata prontamente transennata per evitare incidenti, ma nessun addetto alla manutenzione è finora intervenuto per sistemare la falla. È questo l’effetto plastico dei tagli al comparto della giustizia. Nel più grande tribunale d’Europa mancano i toner e la carta per stampare gli atti giudiziari, mancano i timbri per vidimarli, spesso manca anche la connessione al sistema informativo di cognizione penale (Sicp). L’unica cosa che non manca è la caparbietà di magistrati, cancellieri e avvocati nel continuare a lavorare, nonostante le mille difficoltà giornaliere: aria condizionata o riscaldamento che non funziona; computer e stampanti che si rompono di continuo e nessuno aggiusta, perché i tecnici informatici sono pochi e lavorano da remoto. 

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FASCICOLI ABBANDONATI

Si fa un gran parlare della necessità di tutelare la privacy e proteggere i dati sensibili, ma poi basta fare un giro al piano interrato della Procura di Roma per trovare impilati migliaia di fascicoli archiviati.

In attesa che vengano portati al macero, sono in bella mostra - alla mercé di tutti - nomi, indirizzi, reati e persino i compensi liquidati ai periti. Faldoni che si accumulano giorno dopo giorno, raccogliendo povere e rifiuti: bottiglie di birra vuote, blister di farmaci, scarti di cibo. Quei corridoi sono frequentati non solo dagli addetti ai lavori, ma anche dal pubblico. Lì si trova infatti il bar-ristorante del tribunale e l’accesso al garage interno. Per non parlare poi del rischio incendio: quell’ammasso di carte potrebbe diventare un falò.

EMERGENZA CARTA

Nella cittadella giudiziaria di piazzale Clodio dallo scorso Natale c’è una vera e propria emergenza nelle forniture di carta, timbri e toner, che non si risolverà prima di Pasqua. Addirittura, per razionare le poche scorte rimaste, il consegnatario del Tribunale passa dagli uffici dei magistrati per “requisire” le risme considerate in eccesso e ridistribuirle a chi ne ha più bisogno. «Io mi sono portato la carta da casa per continuare a lavorare - spiega un pubblico ministero - E adesso c’è anche il problema dei toner in esaurimento. Alcuni non li producono più e quindi le stampanti che abbiamo diventano inutilizzabili». Effettivamente all’ingresso dell’edificio C della Procura c’è un “cimitero” di stampanti. I sottoscala del palazzo di giustizia, ormai, vengono utilizzati come depositi di tutti gli arredi dismessi: sedie, computer, scanner. L’impressione è quella di trovarsi in una discarica. Per non parlare poi degli ascensori, per trovarne uno funzionante bisogna armarsi di molta pazienza.

CASSE PSICHEDELICHE CINESI

Tutto questo comporta frequenti interruzioni delle udienze, rinvii di 6 mesi in 6 mesi e processi che vanno in prescrizione. Ieri, per esempio, si è guastata la stampante di un’aula gup e il giudice è stato costretto a sospendere per tre quarti d’ora le udienze preliminari. Venerdì scorso, invece, si era rotto il pc della camera di consiglio e il gup ha dovuto far sgomberare avvocati e pm per poter scrivere la sentenza dal pc d’aula. Sempre venerdì, nell’aula 3 del tribunale monocratico, non funzionava la connessione al sistema informatico e il giudice Alfonso Sabella ha avvisato le parti che se non si fosse ripristinato il collegamento sarebbe stato costretto a rinviare tutti processi fissati al ruolo: «Così non si può più andare avanti. Stanno ridicolizzando la giustizia. Basti guardare le casse dei computer che ci hanno dato in dotazione: sono delle cineserie che si illuminano con colori psichedelici».

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VPO SENZA STANZE

Nonostante sia stato rinfoltito l’organico dei pm onorari della Procura di Roma (al contrario di quelli togati: su una pianta di 94 sostituti procuratori, ce ne sono solo 79), mancano gli spazi a loro dedicati. «Non sappiamo dove metterci a studiare i fascicoli - spiega il vice procuratore onorario Raimondo Orrù, di Federmot - Siamo accampati da un mese in una stanza provvisoria: 5 scrivanie per 70 vpo, di cui almeno 22 che ogni giorno dovrebbero guardarsi i processi, senza pc su cui scaricare le trascrizioni. 

Era prevista una fornitura di 900 computer in Procura, invece ne sono arrivati soltanto 300. «Con questi mezzi come possiamo pensare di passare in pochi mesi al processo penale telematico? È pura utopia - commenta un pm - Persino per fare un interrogatorio dobbiamo prenotare giorni prima il trascrittore». Non è raro, quindi, vedere nei corridoi un magistrato fare da solo le fotocopie, dato che ci sono solo 429 impiegati amministrativi in Procura, a fronte dei 613 previsti in organico. «Le innovazioni della riforma Cartabia faticano a trovare applicazione in una situazione del genere - spiega l’avvocato Cesare Gai, segretario della Camera penale di Roma - Abbiamo un problema nei depositi telematici. Per non parlare delle limitazioni che ci vengono imposte per l’accesso alle cancellerie. Il Covid è stata l’occasione per chiuderci fuori dalle stanze».

 

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