Centinaia di sanzioni sono state spedite dal Comune tra il 31 ottobre e il primo novembre. Stando a quanto segnalano le associazioni di categoria, otto strutture alberghiere ed extralberghiere (di quelle regolarmente denunciate al Campidoglio) su 10 hanno evaso una quota del contributo di soggiorno da destinare a Roma Capitale. L'ammanco contestato è da capogiro perché se si conta che le cartelle sono state recapitate a circa l'85 per cento delle strutture ricettive - fra alberghi, bed&breakfast e case vacanze regolari (più di 26 mila realtà totali) - parliamo di oltre 50 milioni di euro non pagati.
LE VERIFICHE
Partiamo dall'antefatto: dal 2020 è attiva la banca dati "Siatel" detenuta dall'Agenzia dell'Entrate in cui confluiscono i dati della Questura sui nominativi dei clienti di hotel e b&b e i giorni di pernottamento.
Ebbene, a fronte di una verifica degli uffici, è venuto fuori un divario, in alcuni casi di poche centinaia di euro in altri di diverse migliaia, fra quanto dichiarato e quanto effettivamente dovuto con la voce "differenza a debito" che, appunto, in molti casi è decisamente alta. Ci sono alcuni hotel, ad esempio, che si sono visti recapitare una cartella di poco meno di 300 euro e altri bed&breakfast o appartamenti regolarmente denunciati e registrati su Airbnb che, invece, hanno ricevuto multe da tremila a 14 mila euro. Ci sono degli errori? Secondo il Campidoglio nulla di più chiaro: le cartelle - trapela da palazzo Senatorio - sono state spedite sulla base dei controlli della banca dati quindi nulla di errato e nulla su cui è necessario rimettersi a far di conto. Per le categorie, invece, gli errori ci sarebbero e sarebbero in parte dovuti all'errato inserimento dei dati proprio in quella banca dati, in conteggi "grossolani" o non accurati. In molti hanno già pagato, soprattutto quelle realtà per le quali le contestazioni erano residuali o comunque molto contenute, altri invece hanno chiesto all'amministrazione di rivedere i conti e sono pronti a procedere con i ricorsi.
LA REPLICA
Di fatto però il Campidoglio sembra intenzionato a mantenere il punto, chiaramente ogni albergatore o titolare di b&b può procedere ai ricorsi previsti dalla legge ma è impossibile credere che ad ognuno dei multati arrivi la revoca della multa o la correzione della stessa. Le verifiche, si diceva ieri in Comune, sono state fatte sui dati inseriti dalla Questura in base alle comunicazioni dei singoli albergatori e host di case vacanze, si sono dunque calcolati i pernottamenti e il dovuto in termini di tassa di soggiorno ma nell'85% dei casi i conti fra quello da pagare e l'effettivo pagamento non combaciavano. Quindi sono partite le cartelle. Ora la vicenda è tutt'altro che chiusa: anche laddove tutti pagassero, il Comune non avrebbe nell'immediato la disponibilità delle multe e comunque la maggior parte è pronta a far ricorso convinta di essere nel giusto.
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«Mi hanno contestato importi per contributi non versati nel 2022 quando io personalmente - diceva il proprietario di una casa vacanza - affitto solo su Airbnb e non devo pensare io al pagamento della tassa di soggiorno». «Ci attribuiscono delle mancanze - diceva un altro host con delle attività in zona Termini - ma io ho sempre denunciato ogni soggiorno e provveduto al rispettivo pagamento della tassa». A questo imprenditore sono state contestate più di 2 mila euro. «Farò sicuramente ricorso, multano noi e non si occupano degli abusivi che imperversano e dilagano in città».