In realtà i botti a Roma negli ultimi anni sono stati molto contenuti, già c’è stata un’autoregolamentazione della cittadinanza stessa abbastanza morigerata. Non ricordo rischi per i monumenti, nei musei. Il problema è la mentalità che c’è dietro, queste pratiche non si devono compiere, se ne può fare a meno, ne va della salute delle persone, delle cose e degli animali. Non critico il giudice del Tar che ha sospeso l’ordinanza della sindaca Raggi, sicuramente avrà ravvisato dei buoni motivi tecnici per farlo. Allo stesso tempo non penso che un giudice possa avallare il rischio di situazioni che danneggino persone, cose e animali.
Ora il Comune dovrebbe trovare il modo di ripristinare il provvedimento tenendo conto dei rilievi del Tar: sarebbe il trionfo della democrazia. Il bene pubblico vincerebbe su tutto. Poi si potrebbe entrare nel merito dei fuochi d’artificio, usati per festeggiare il giro del tempo con una guerra metaforica contro il tempo stesso che è luce. Così fu nei secoli scorsi con la girandola di Castel Sant’Angelo nata nel 1.500. Un’installazione, ispirata da Michelangelo, che aveva la parte esplosiva poco sviluppata, a favore della luce. Anche Händel nel ‘700 scrisse musiche per i fuochi d’artificio.
Purtroppo poi c’è stata, con l’andar del tempo, una mutazione della mentalità che adesso provoca il rischio per la salute pubblica. Il fragore assordante del “botto” nel mondo antico non c’era. Ecco perché l’ordinanza del Comune andava nella direzione giusta, ma se non si dominano le migliori intenzioni con un vestito formale ineccepibile è tutto inutile. Speriamo, se non ci saranno novità, che almeno vinca l’aspetto artistico e ludico e soprattutto meno rischioso come era nel ‘500. Anche se non sarà facile. Il paradosso è questo: per una causa giusta si sono fatti dare torto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA