Raggi, il no del Tar/Salta il divieto a botti e fuochi e Roma perde un’occasione

di Claudio Strinati
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Giovedì 29 Dicembre 2016, 00:14
Un’ordinanza che aveva un contenuto lodevole e che viene bocciata per errori formali e procedurali, ma in questo campo la forma è sostanza. E’ l’ennesima conferma di una difficoltà interna al funzionamento della macchina comunale che si scontra con un’insufficiente esperienza tecnico-amministrativa della giunta grillina. Quello che è successo con il bilancio, dunque, in piccolo accade anche con un’ordinanza, sicuramente meno importante, come quella dei botti di Capodanno. Che però denota la stessa carenza: lacune tecnico-procedurali. Peccato che la sostanza fosse buona. E’ un po’ come se questa amministrazione si trovasse nella condizione del famoso proverbio: la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. Ci vuole onestà come condizione necessaria per governare ma non è sufficiente.

In realtà i botti a Roma negli ultimi anni sono stati molto contenuti, già c’è stata un’autoregolamentazione della cittadinanza stessa abbastanza morigerata. Non ricordo rischi per i monumenti, nei musei. Il problema è la mentalità che c’è dietro, queste pratiche non si devono compiere, se ne può fare a meno, ne va della salute delle persone, delle cose e degli animali. Non critico il giudice del Tar che ha sospeso l’ordinanza della sindaca Raggi, sicuramente avrà ravvisato dei buoni motivi tecnici per farlo. Allo stesso tempo non penso che un giudice possa avallare il rischio di situazioni che danneggino persone, cose e animali.

Ora il Comune dovrebbe trovare il modo di ripristinare il provvedimento tenendo conto dei rilievi del Tar: sarebbe il trionfo della democrazia. Il bene pubblico vincerebbe su tutto. Poi si potrebbe entrare nel merito dei fuochi d’artificio, usati per festeggiare il giro del tempo con una guerra metaforica contro il tempo stesso che è luce. Così fu nei secoli scorsi con la girandola di Castel Sant’Angelo nata nel 1.500. Un’installazione, ispirata da Michelangelo, che aveva la parte esplosiva poco sviluppata, a favore della luce. Anche Händel nel ‘700 scrisse musiche per i fuochi d’artificio.
Purtroppo poi c’è stata, con l’andar del tempo, una mutazione della mentalità che adesso provoca il rischio per la salute pubblica. Il fragore assordante del “botto” nel mondo antico non c’era. Ecco perché l’ordinanza del Comune andava nella direzione giusta, ma se non si dominano le migliori intenzioni con un vestito formale ineccepibile è tutto inutile. Speriamo, se non ci saranno novità, che almeno vinca l’aspetto artistico e ludico e soprattutto meno rischioso come era nel ‘500. Anche se non sarà facile. Il paradosso è questo: per una causa giusta si sono fatti dare torto.
 
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