Vacone: 235 abitanti e un unico negozio dove scorre tutta la vita del paese

Vacone: 235 abitanti e un unico negozio dove scorre tutta la vita del paese
di Sabrina Vecchi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 5 Luglio 2023, 00:10

RIETI - Dove andiamo a prendere il caffè? Da Filomena! E a fare la spesa? Da Filomena! Sigarette e gelato? Da Filomena, naturalmente. “L’Emporio di Filomena”, sulla piazza di Vacone, non è solo un negozio, è anche punto di riferimento e luogo di aggregazione, di quelli che vendono un po’ tutto e ti accolgono come a casa. 

La titolare è Filomena Minicucci, classe 1971, ultima donna nata in casa nel paese reatino: «Dopo, sono andate tutte a partorire in ospedale, a Rieti o Terni». Vacone oggi conta circa 235 residenti, un dispensario farmaceutico aperto due giorni a settimana di pari passo con la presenza del presidio medico, un ufficio postale funzionante a singhiozzo con un bancomat decisamente poco efficace. La stazione dei carabinieri di riferimento è quella della vicina Cottanello, il bar non pervenuto. L’unico negozio del paese però resiste, ed ha attraversato le generazioni: «Lo aprì Giovanna, la madre di zia Adele, negli anni ‘50. Morì a sessant’anni, per cui zia lasciò il lavoro alle Poste per dedicarsi all’attività. Aveva la vecchia licenza, di quelle con cui puoi vendere un po’ tutto: dagli alimentari alla ferramenta, un po’ di abbigliamento, i tabacchi», dice Filomena. Dopo trentotto anni di lavoro, Adele decide di godersi il meritato riposo, sparge la voce su chi fosse interessato a rilevare l’Emporio, ma non se ne fa nulla.

Il deserto. E il 31 dicembre 2019 l’anno di Vacone si chiude con la saracinesca del suo unico negozio che si abbassa. Oltre alla tristezza, per il paese aumentano i disagi: niente pane fresco, niente provviste dell’ultimo momento, nessun desiderio da realizzare, nessun posto per fare due chiacchiere. Il sindaco Marino Capanna - che vive e lavora a Rieti - si presta a fare la spola per le liste della spesa, il fornaio di Torri in Sabina porta quello che gli viene chiesto a casa degli anziani. «Ma il disagio era tanto - spiega Filomena - non solo non potevi prendere nulla senza fare una decina di chilometri in macchina, ma Vacone era anche diventato un luogo spettrale, senza nulla nemmeno sulla piazza principale. Dentro il negozio di zia Adele ci sono cresciuta, così mi sono decisa e l’ho rilevato». 

La ripresa. Senza feste o inaugurazioni, perché l’Emporio rialza la serranda il 7 aprile 2020, nel pieno del lockdown dovuto alla pandemia. «Mi hanno dato della matta e forse un po’ lo sono, ma sono anche una donna che non si è mai fatta spaventare.

Il periodo era complicato, la gente aveva paura. Ho messo la macchinetta per il caffè con le cialde, con i clienti facevamo colazione insieme, due parole di conforto vicendevole, poi la spesa. Ai malati e agli anziani la portavo a casa, correvo qua e là».

In concomitanza con un’epoca terribile, il negozio sotto casa, l’energia e la battuta pronta di Filomena sono come una manna dal cielo per Vacone, e alcuni non smettono ancora di ringraziarla per la sua scelta controcorrente. 
Oggi quella macchinetta è rimasta, in un paese senza bar è diventata quasi vitale: «Sono un po’ caffeinomane anch’io, credo sia un piacere da condividere e non volevo che le persone se ne privassero». Ma da Filomena vengono anche tanti ragazzi per un panino o un gelato. E chi ha qualcosa da promuovere lascia il volantino pubblicitario sul frigorifero, in modo che tutti sappiano cosa succede o c’è da fare in paese o nelle vicinanze: «Fungo un po’ anche da ufficio turistico e ufficio informazioni, normale sia così. Qualcuno viene invece anche solamente per scherzare, magari si passa un po’ di tempo in allegria».

E mentre si scelgono gli affettati o le mele, si discute del più e del meno: «Hai sentito chi è morto? L’hanno detto ieri sera al telegiornale, ma sarà vero?». Filomena ci ride su: «Parliamo del più e del meno, ma come regola non scritta tutti sanno che non voglio si scada nel pettegolezzo cattivello, quindi se superano il limite, non glielo mando a dire. Patti chiari amicizia lunga». 

Dopo tre anni, quella decisione così sofferta può dirsi azzeccata: «Non mi lamento, ho lavorato sempre, la grande soddisfazione è quella di essere ancora qui, ad aprire tutte le mattine la mia serranda alle 9». Ma Filomena è una donna che ama le sfide, non propriamente il tipo che si crogiola nella quotidianità. «Avevo interrotto la scuola superiore e mi sono rimessa a studiare per prendere il diploma: se tutto andrà liscio, l’anno prossimo farò l’esame di Stato insieme a mio figlio Tommaso e poi mi iscriverò a Psicologia. Vedremo come andrà, quel che è certo è che mi organizzerò a prescindere, perché il mio Emporio non ho certo intenzione di mollarlo»

© RIPRODUZIONE RISERVATA