Rieti, torna la truffa dello specchietto
uomo tenta il raggiro a Contigliano
ma la vittima non ci casca
e lo costringe alla fuga

Rieti, torna la truffa dello specchietto uomo tenta il raggiro a Contigliano ma la vittima non ci casca e lo costringe alla fuga
di Emanuele Laurenzi
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Mercoledì 5 Settembre 2018, 20:22 - Ultimo aggiornamento: 20:29
RIETI - Truffa dello specchietto, ci risiamo. Stavolta, però, il truffatore è dovuto scappare senza riuscire a portare a compimento il piano perché la «vittima» conosceva il trucco. E’ successo tutto lunedì sera a Contigliano, nella zona del cimitero, dove una donna è stata «agganciata» dopo essere stata seguita per alcuni chilometri. Provvidenziale la prontezza di riflessi e l’arrivo tempestivo di un parente che, da lontano, aveva assistito alla scena.

«Stavo rientrando a Contigliano da Rieti – dice la donna – ed ero in macchina con mio figlio che ha meno di 3 anni. All’altezza di Terria un’automobile mi ha sorpassato, ha prima rallentato e poi ha accelerato allontanandosi di poche centinaia di metri». Fin qui tutto sembrava normale, ma all’ingresso del paese è scattato il piano del truffatore. «L’auto era una Volkswagen Golf grigia, non ultimo modello. Alla giuda dell’auto c’era un uomo – racconta la vittima – e ha accostato nello spiazzo che c’è su via Terria, poco prima del cimitero. Ho notato che stava facendo una strana manovra e, proprio per questo, ho rallentato e ho fatto molta attenzione. Quando sono passata vicino all’automobile ho visto l’uomo allungare il braccio fuori dal finestrino e poi ho sentito un colpo sul mio sportello».

L’auto in sosta è ripartita all’istante, iniziando a lampeggiare per far fermare la donna. «Ho accostato pochi metri più avanti – racconta – e sono stata aggredita verbalmente da un uomo sulla quarantina, ben vestito e con un accento del sud Italia. Mi ha detto che lo avevo urtato e mi ha chiesto di scendere». Una volta fuori dal veicolo la donna ha notato una strisciata scura sullo sportello, ma si è resa subito conto che si trattava di polvere colorata. L’uomo nell’auto, nel frattempo, le faceva notare che il suo specchietto era rotto e che era stato lei a urtarlo.

«Ho capito subito che si trattava di una truffa – spiega – anche perché all’improvviso l’uomo ha parlato di un accordo, invitandomi a fermarmi in un posto più tranquillo per discutere. Mi ha indicato lo slargo sotto vicolo Monticchiolo, a distanza di poche centinaia di metri da dove ci eravamo fermati. Ho accettato, ma ho subito chiamato i miei familiari che vivono lì». Il caso ha voluto che uno di questi familiari fosse già sulla strada, proprio nel punto indicato dal truffatore.

«Sono scesa dall’auto – conclude la donna – e quando quell’uomo ha visto che c’era anche un’altra persona ad aspettarci, ha farfugliato qualcosa ed è letteralmente fuggito. Mi dispiace non aver avuto il tempo di prendere la targa, così da poter fare una segnalazione puntuale alle forze dell’ordine. Sono quasi certa, però, che le prime due lettere fossero DX».

L’episodio riporta d’attualità il problema che sta dietro ad una delle truffe più note e più frequenti, spesso attuata con alcune variabili come la presenza di un secondo uomo che deve correre in ospedale. Le vittime, spesso donne che sono in auto con bambini e quindi sono più vulnerabili, vengono assalite e colpevolizzate. In genere i truffatori lanciano contro le altre auto gesso o altri tipi di polvere colorata che lasciano segni simili ad una vera e propria strusciata. Una volta fermata l’auto, scatta la richiesta di un «indennizzo» in contanti, senza mettere di mezzo assicurazioni o forze dell’ordine e, se la vittima accetta, la truffa è fatta.

«Ero a conoscenza di questo trucco – conclude la donna – ed è stato chiaro fin da subito che quell’uomo stava provando a truffarmi. Spero che la mia testimonianza serva ad altri e, soprattutto, aiuti le forze dell’ordine a identificare i colpevoli e a fermarli».
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