Rieti, appalti dell'Ares 118: condanne ridotte in appello

Corte d'Appello
di Emanuele Faraone
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Giovedì 25 Gennaio 2024, 00:10

RIETI - Nel processo di appello sugli appalti Ares 118, arriva la prescrizione a dare un colpo di spugna ad alcuni dei reati contestati agli imputati, prosciogliendo alcune posizioni mentre, per altre, è giunta la conseguente riduzione delle pene inflitte nel primo grado di giudizio.

Le decisioni. Estinzione del reato di abuso di ufficio per prescrizione nei confronti dell’ex direttore della centrale operativa Ares 118, Alfonso Tesoriere con una riduzione di pena da 6 anni e 8 mesi (primo grado) a 6 anni e 6 mesi, Riccardo Gabatel (difeso dagli avvocati Filippo Carotti e Italo Carotti), condannato dal tribunale di Rieti a 2 anni, è stato prosciolto in Appello. Pena ridotta per Massimiliano Glandarelli che, a partire dai 3 anni e 5 mesi in primo grado, è passato a 2 anni e 8 mesi mentre Marco Guadagnoli (difeso dal legale Giuseppe Perugino) è stato prosciolto in appello per prescrizione: nel primo grado di giudizio era stato condannato a due anni. Il coordinatore Ares, Fabio Innocenzi (assistito dall’avvocato Alberto Patarini) dai 3 anni e 7 mesi del tribunale di Rieti ha conseguito ora una condanna a 2 anni e 6 mesi in Corte d’appello. Infine pena “scontata” con la sforbiciata della prescrizione anche per il legale rappresentante del Consorzio servizi sanitari Rieti, Fabrizio Petrucci (avvocato Cristian Todini) passato da 3 anni e 5 mesi a 2 anni e 8 mesi.

La vicenda. Un processo relativo a fatti risalenti agli anni 2013-2014 e che era giunto al primo grado a Rieti nel luglio 2022 con sentenze di condanna per sei imputati. Numerosi i capi di accusa che erano stati contestati dalla Procura reatina: concussione, peculato, corruzione fino all’abuso di ufficio e alla truffa. Secondo quelle che furono le risultanze dell’inchiesta condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri di Rieti - coordinati dall’allora procuratore Giuseppe Saieva - tutto sarebbe ruotato intorno a un presunto giro di tangenti in cambio del rinnovo della convenzione per la gestione delle postazioni di emergenza sanitaria di Paganico, Borgo San Pietro, Poggio Mirteto e Torri in Sabina. Inizialmente erano 12 i soggetti ritenuti, a vario titolo, responsabili di abuso di ufficio, corruzione, concussione, peculato, falso ideologico, truffa ai danni dello Stato e frode nelle pubbliche forniture per uno stimato danno erariale di oltre 4 milioni.
Un procedimento penale che, nella istruttoria dibattimentale, aveva attinto - oltre alle numerose testimonianze di difesa e accusa - anche a un’enorme mole di intercettazioni telefoniche eseguite a carico degli imputati e che avevano costituito la spina dorsale dell’intero impianto accusatorio della Procura, riportando conversazioni e colloqui dai quali, come aveva asserito il pm nel corso della requisitoria in aula, sarebbe risultata «concordante e inequivocabile la colpevolezza degli imputati». «Attendiamo adesso le motivazioni del dispositivo di sentenza - ha spiegato l’avvocato Italo Carotti. - Una volta avuto contezza di questo e con un quadro complessivo più delineato ed esaustivo, verosimilmente, ricorreremo con ogni probabilità in Cassazione».

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