Micarelli, riferendosi alla chiusura nel 2013 della sezione distaccata del tribunale – i cui tredici anni di attività sono stati fedelmente ricostruiti dal giornalista Massimo Cavoli in un libro presentato nel corso del convegno, fonte di molti spunti di riflessione – ha invitato colleghi e amministratori del comprensorio «a essere uniti di fronte a ogni cambiamento che possa danneggiarci. Riteniamo prioritario potenziare il servizio giustizia che va di pari passo con l’economia, anche perché siamo l’unico pezzetto di territorio che sta facendo registrare un incremento demografico rispetto ad altre aree defilate. Ma servono soldi e per questo mi appello ai nostri parlamentari».
Invito raccolto dall’assessore regionale Fabio Refrigeri che, in veste di sindaco, visse la chiusura del tribunale nel 2013: «Vigileremo per dirottare risorse nei comuni che garantiscono il funzionamento dei servizi per i cittadini come la giustizia. Sono sicuro che dalla soppressione della sezione distaccata si può ripartire per raggiungere altri obiettivi». Obiettivi che guardano alla Sabina romana e all’ampliamento della circoscrizione giudiziaria - vanamente sostenuta sin dal 1999 dall’avvocato Pietro Carotti, artefice dell’apertura del tribunale («E’ la vocazione naturale dei sabini guardare a Roma, non possono esserci altre soluzioni») – condivisi dagli avvocati Luca Conti, presidente dell’Ordine forense, Giuseppe Romito, presidente del Cenacolo Forense, e Carlo Tozzi («Assorbire nuovi territori è strategico per potenziare il giudice di pace, le cui competenze sono aumentate con la riforma, ma serve anche evitare il pericolo di perdere comuni importanti come Fiano Romano»), mentre per l’avvocato Antonio Belloni «resta valida l’idea che sostenni nel 1998 di aprire il tribunale a Passo Corese, cerniera tra Roma e Rieti».
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